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A questo punto non ci capisco più nulla. Io ho disquisito sulle parole, ho usato metafore, solo perché pensavo fosse questo il problema ma, evidentemente, mi sbagliavo. Lasciamo allora perdere del tutto la bellezza e la grazia e andiamo al sodo...Il razionalismo architettonico del novecento (mi sembra assolutamente inconfutabile) è la fonte prima delle schifezze palermitane e il razionalismo nasce, dopo la prima guerra mondiale (in antitesi proprio allo stile liberty), come programmaticamente inconciliabile con qualsiasi “fronzolo”, intendendo per “fronzolo” qualsiasi sentimento, emozione, fantasia, sogno, divagazione, capriccio, gioco, decorazione, inutilità, gusto, soggettività, solo la ragione, l’efficienza, l’utilità, l’oggettività devono presiedere al progetto architettonico, viene cioè estromessa totalmente dalla creazione architettonica una grandissima, fondamentale, parte dell’interiorità umana. È questa estromissione programmatica del razionalismo che io ho stigmatizzato (non Renzo Piano, che non era neanche nato quando il razionalismo nasceva...eventualmente, se saremo vivi, vedremo cosa produrranno i suoi modelli fra trent’anni, io mi permetto, semplicemente, di essere scettico). Secondo me, se si compie una simile scelta, se si propone/impone, ad alto livello, un simile modello, non ci si dovrebbe poi meravigliare se tale scelta/modello, degradato, scopiazzato, imbastardito (come è ovvio che accada), produca le schifezze che vediamo e che altre scelte/modelli non hanno, evidentemente, prodotto nel corso della storia. Penso che sul fatto che a Palermo siano state costruite delle schifezze siamo d’accordo, no ? Lei contesta allora quello che ho scritto sul razionalismo ? Oppure contesta il fatto che la fonte prima, lo schema primario, il prototipo, di ciò che a Palermo si è costruito sia il razionalismo architettonico del novecento ? Oppure contesta che siano proprio le scelte programmatiche del razionalismo a produrre, degradate, delle schifezze ? Queste sono le uniche domande risolutive. Prima di avere un’idea diversa dalla sua dovrei riuscire a capire qual è la sua idea, poi, è ovvio, sono perfettamente d’accordo, possiamo avere idee diverse. Se ha tempo e voglia di rispondere mi faccia sapere.

Antonio | 26/12/2015 ore 06:59:06

 

Nella mia idea, la grazia è compresa nella bellezza. Ma può essere che la pensiamo diversamente, e la cosa non ci deve preoccupare.

roberto alajmo | 25/12/2015 ore 16:00:37

 

Forse non ci intendiamo e il problema, forse, sta proprio nelle parole, lei continua, infatti, ad usare la parola “bellezza” che io, invece, non ho mai usato...ricorro allora ad una metafora: una cinica puttana potrà anche essere molto bella e potrà anche piacere molto a moltissimi però, sicuramente, non potrà mai essere aggraziata, per contro una ragazza aggraziata potrà anche essere bella, è questa la fondamentale differenza...la bellezza è superfice, la grazia, invece, affonda le sue profonde, sottilissime, complesse radici nell’interiorità. Ciò che rimprovero all’architettura moderna non è assolutamente l’assenza di bellezza ma, piuttosto, l’assenza di grazia, è profondamente diverso. Inoltre una ragazza bruttina ma aggraziata sarà comunque affascinante, una cinica puttana bruttina sarà invece, con molta più evidenza, solo una cinica puttana, è per questo, secondo me, che le nostre case fanno schifo e le stalle dell’ottocento no. Infine voglio sottolineare che chi costruiva stalle nell’ottocento era decisamente più incolto di un italiano medio di oggi, il problema quindi non può stare nell’assenza di una cultura raffinata , lo ripeto, per me il problema sta proprio a monte, proprio in quei modelli “alti”, da cui tutto deriva, che lei invece difende.
Anche da parte mia, a lei e a tutti i lettori, i migliori auguri.


Antonio | 24/12/2015 ore 22:31:18

 

Già. Auguri a tutti voi che mi leggete.

roberto alajmo | 24/12/2015 ore 15:57:05

 

Penultim'ora (dei congiuntivi). E`un bel po' che lo dico che questo uso "alla romana" del congiuntivo mi urta i nervi. Almeno ora so che siamo in due.
Tanti auguri di cuore, Roberto. Aspetto con ansia un tuo nuovo libro. E Vienna ti aspetta

antonia | 24/12/2015 ore 10:56:50

 

Sarebbe un discorso lungo, amico Antonio.
E' vero che c'è stata una frattura fra il gusto degli italiani e quella che io chiamo "bellezza" per amore di brevità. Basti pensare alla degenerazione del paesaggio italiano dagli anni cinquanta in poi: un paesaggio che era rimasto sostanzialmente intatto per un paio di millenni. Però stigmatizzare tutti gli "architetti moderni" mi pare una generalizzazione ingenerosa. Pure Renzo Piano lo vogliamo mettere nel mucchio?
Quanto alle cause della degenerazione, credo che non sia estranea l'improvvisa ricchezza del dopoguerra. Una ricchezza che non ha avuto il tempo di sedimentarsi in cultura.

roberto alajmo | 24/12/2015 ore 07:28:10

 

“Bellezza” è una parola sommamente ambigua, indefinibile, ne potremmo quindi parlare all’infinito...credo però che sia inconfutabile e oggettivo che la bellezza dipende, sempre e comunque, da un canone, cambiando quindi il canone cambia, automaticamente, la bellezza e altrettanto inconfutabile e oggettivo mi sembra il fatto che i canoni dell’arte moderna sono diversi da quelli dell’arte antica. Le voglio inoltre far notare che io non ho mai usato la parola “bellezza” ma ho parlato di una specifica, peculiare grazia, è questa specifica e peculiare grazia che gli architetti moderni non sono in grado di creare, proprio perché usano altri canoni. Poi, perché mai saremmo sfortunati ? Cos’è che rende la nostra città brutta se non l’architettura moderna ? Obiettare che è di infimo livello è solo un alibi. Come mai allora i ricchi di oggi vanno in brodo di giuggiole di fronte ad una stalla dell’ottocento e la comprano e la ristrutturano con maniacale attenzione senza alterarla ? La stalla non è infima ? Certo è che nessun famoso architetto l’ha creata e nei secoli passati nessun ricco avrebbe fatto una simile cosa. Se, secondo lei, la degenerazione non c’è stata io non riesco neanche ad immaginare quale possa essere la causa che rende le nostre case infinitamente meno affascinanti di una stalla dell’ottocento...allora mi dica almeno, se ne ha voglia, qual è, secondo lei, la causa ?

Antonio | 24/12/2015 ore 01:25:36

 

Non credo che nessun architetto contemporaneo sappia creare bellezza. Nascono edifici ammirevoli persino in Italia. Certe zone del mondo però sono particolarmente sfortunate, e sfortunato chi ci vive.

roberto alajmo | 23/12/2015 ore 07:56:49

 

Secondo me il problema non sta minimamente nelle copie né nella distruzione e neanche nel malaffare. Potrei fare infiniti esempi di copie riuscitissime e la copia, comunque, è sempre esistita ed è stata sommamente meritoria; nei secoli, poi, si è distrutto di tutto, in gran quantità e senza il più microscopico scrupolo; infine, per quanto riguarda il malaffare, sono sicuro che un padrino mafioso di oggi ha più remore morali di qualche papa del 500. Che poi ci siano luoghi che hanno preservato, museificato, mummificato con più determinazione l’esistente è vero ma è anche vero che questo è solo un alibi che distoglie l’attenzione dal vero, sostanziale problema. Il vero problema è che la modernità ha portato ad una degenerazione del gusto, ad una volgarità pervasiva, ad una spaventosa, arrogante presunzione, ad un’assoluta incapacità di creare nuova, autentica grazia, è questo il vero, sostanziale disastro, infinitamente più spaventoso, secondo me, di quello che lei suppone...ci attacchiamo infatti, morbosamente e pateticamente, al ricordo, per esempio, di un villino liberty perché aveva quell’innocente, ineffabile, pudica grazia che oggi nessun architetto (neanche i più idolatrati e strombazzati) sarebbe in grado di creare.

Antonio | 23/12/2015 ore 06:24:34

 

Diamine se li conosco!
E non solo in teatro, anche metaforicamente c'è sempre uno che irrompe nei silenzi e ti fa sprofondare in un profondo imbarazzo.
Figurati che io a scuola diventavo rossa anche al solo pensiero di alzare la mano per dire -io! io lo so. io!-
Però non usare mai più concerto rock, giuramelo. ^_^

Marina | 19/12/2015 ore 17:50:10

 

Marina! Ma io mica sono per l'ascolto museificato! Ben vengano applausi e schiamazzi collettivi. Riflettevo solo sul singolo grido nel silenzio, l'urlo dell'esibizionista che pensa di avere diritto di gridare mentre tutti rimangono zitti. Dài, che lo conosci anche tu l'urlatore solitario.

roberto alajmo | 19/12/2015 ore 17:07:08

 

Dissento.
A parte che credo sia una metafora quello che hai scritto. E' una metafora vero? Perché io ci casco sempre.
Non so che concerti rock vedi tu; forse a teatro, riarrangiati per il teatro.
Nei palazzetti dello sport ai concerti rock è d'obbligo urlare bene bravo bis e ti assicuro che non si urla bene bravo bis e il cantante è ben contento che si urli a squarciagola e nessuno spot illumina il primo che da inizio alla lunga serie di urla. Anzi, il primo che comincia è semplicemente invidiato e quelli intorno sono contenti di essergli intorno e se lo fanno amico. E nei pezzi lenti, ai concerti rock, si tirano su le mani e si dondola inebetiti.
Tu ti rendi conto di sembrare deficiente, ma migliaia di deficienti sono la felicità!
Capisco che ad una certa età stare lì davanti al palco, a sbracciarsi, sudata, non è proprio il massimo dell'immagine da dare ma...chi se frega! come direbbe mio figlio.
Se non si vergogna un Mick Jagger restaurato perché mai dovrei vergognarmi io di stare davanti al computer su Ticket One ad aspettare che escano i biglietti dei Foo Fighters e andare ad un loro concerto a cantare le loro canzoni che di solito canto in macchina in tangenziale e per quanto mi sforzi no, no, è impossibile comprare i biglietti su ticketone e a vedere i Foo Fighters non ci sono mica andata, sai?
La invito, Alajmo, a venire meco in un palazzetto dello sport a vedere, che so, i Pearl Jam.
Ti renderai conto che è impossibile vedere un concerto rock stando zitti e applaudire soltanto.
Una volta però sono andata fuori dagli schemi.
Arezzo, luglio 2009, concerto in piazza di Capossela.
Intorno a me cori canti balli birre bicchieri canne: il delirio.
Svengo. Pare fosse un attacco di panico.
Ebbene, sono stata illuminata da uno spot per fare arrivare la barella, persa nella folla
E Capossela ha interrotto per qualche minuto il concerto (me l'hanno raccontato).
I miei cinque minuti di popolarità sono finiti dentro l'ambulanza dove, stordita, mostravo il tesserino dell'Avis giurando che -no, no non mi sono drogata: io dono il sangue!-

Marina | 19/12/2015 ore 10:27:11

 

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