REMIX: LA VOCE DELL'AEROPORTO
All'apparenza puň sembrare una questione di poco conto. La voce dell'aeroporto dice:
«Il signor Palla Pinco č pregato presentarsi all'uscita sei».
Passa qualche minuto e:
«…Palla Pinco č pregato presentarsi…».
E ancora:
«…pregato presentarsi».
Pregato.
Presentarsi.
Non "pregato di presentarsi". Pregato presentarsi. Senza il di.
E questo perché? Forse il di viene considerato un inutile orpello. Forse passare direttamente da "pregato" a "presentarsi" sembra piů ultimativo. Forse č un tic linguistico. Forse fra dieci anni tutti quanti diremo: «Sei pregato presentarti accompagnato dai genitori». Forse la particella di fra dieci anni sarŕ l'equivalente degli odierni "poffarbacco" e "corbezzoli". Forse per non farsi ridere dietro bisognerŕ dire: «cerca essere prudente» e «giuro esserti fedele». O forse č solo una annunciatrice sciatterella.
Ma poi sali sull'aereo, parti, arrivi, sbarchi e l'altoparlante dell'aeroporto di destinazione ripete:
«Il signor Palla Pinco č pregato presentarsi al banco informazioni».
Ora, – a parte che il signor Palla Pinco potrebbe cercare di rendersi un tantino piů reperibile, ovunque egli sia – la coincidenza fa pensare. Perché tutte le voci di tutti gli aeroporti dicono "pregato presentarsi"?
Anzi: perché, fateci caso, la voce č la stessa in tutti gli aeroporti? Lo stesso timbro, identico, che gestisce i ritardi, gli smarrimenti e le comunicazioni di servizio di tutti gli scali del paese. Bisogna dedurne che si tratti di una singola annunciatrice superstressata e onnisciente (superstressata in quanto onnisciente) capace di concepire e smistare tutte le piccole emergenze degli aeroporti d'Italia, forse del mondo e dunque dell'universo.
Forse questa signorina č il Dio di cui tutti parlano.

Roberto Alajmo | 22/08/2013
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