"Ogni vendetta č una ammissione di sofferenza"
(Seneca, De Ira)
All'apparenza puņ sembrare una questione di poco conto. La voce dell'aeroporto dice:
«Il signor Palla Pinco č pregato presentarsi all'uscita sei».
Passa qualche minuto e:
«
Palla Pinco č pregato presentarsi
».
E ancora:
«
pregato presentarsi».
Pregato.
Presentarsi.
Non "pregato di presentarsi". Pregato presentarsi. Senza il di.
E questo perché? Forse il di viene considerato un inutile orpello. Forse passare direttamente da "pregato" a "presentarsi" sembra pił ultimativo. Forse č un tic linguistico. Forse fra dieci anni tutti quanti diremo: «Sei pregato presentarti accompagnato dai genitori». Forse la particella di fra dieci anni sarą l'equivalente degli odierni "poffarbacco" e "corbezzoli". Forse per non farsi ridere dietro bisognerą dire: «cerca essere prudente» e «giuro esserti fedele». O forse č solo una annunciatrice sciatterella.
Ma poi sali sull'aereo, parti, arrivi, sbarchi e l'altoparlante dell'aeroporto di destinazione ripete:
«Il signor Palla Pinco č pregato presentarsi al banco informazioni».
Ora, a parte che il signor Palla Pinco potrebbe cercare di rendersi un tantino pił reperibile, ovunque egli sia la coincidenza fa pensare. Perché tutte le voci di tutti gli aeroporti dicono "pregato presentarsi"?
Anzi: perché, fateci caso, la voce č la stessa in tutti gli aeroporti? Lo stesso timbro, identico, che gestisce i ritardi, gli smarrimenti e le comunicazioni di servizio di tutti gli scali del paese. Bisogna dedurne che si tratti di una singola annunciatrice superstressata e onnisciente (superstressata in quanto onnisciente) capace di concepire e smistare tutte le piccole emergenze degli aeroporti d'Italia, forse del mondo e dunque dell'universo.
Forse questa signorina č il Dio di cui tutti parlano.