ALTRE VITE CHE SONO LA MIA
(L'estate del '78 esce oggi, finalmente. Ancora un frammento della premessa che è stata tagliata all'ultimo momento)
Io, allora. Io.
Odiato pronome, per quanto sa di autobiografismo a buon mercato, vita e sogni personali spacciati per universali. La prima persona dice di chi vomita la propria esistenza sul foglio e pretende che, per il fatto stesso di venir messa nero su bianco, assuma valore erga omnes. Ecco allora una notizia: il mondo se ne frega. Di me, di te, di lui, di chiunque. Se ne frega nello specifico dei fatti miei/tuoi/suoi. Soprattutto se ne frega della veste letteraria che ciascuno decide di dare ai tranci di vita da mettere di volta in volta sul banco del mercato.
Per quanto possa travisarli e ammantarli, sempre vita vissuta è. Vita vissuta altrui: un genere letterario a cui nessuno è veramente interessato. Esistono già troppa gioia, troppi dolori, troppe vicissitudini nella vita di ciascuno, per appassionarsi pure a quelli nudi e crudi che riguardano il nostro prossimo, specie a quelli che hanno l'impudenza di adoperare il pronome di prima persona. Uno come Emmanuel Carrére, magari, può riuscire a mescolare se stesso alle storie che racconta. Ma è quasi l'unica, miracolosa eccezione. In tutti gli altri casi bisogna dare ai lettori qualcosa di più, un valore aggiunto per cui valga la pena di condividere sogni, o fare incubi, che non li riguardino personalmente.

Roberto Alajmo | 22/03/2018
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