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Cuore di madre


CAPITOLO PRIMO

(Sperando che vi piaccia, ecco il primo capitolo di "Carne mia")
Questa storia finisce con due ragazzini che camminano su una strada diritta
Uno è più grande, già adolescente. Si chiama Calò.
L'altro, più piccolo, gli tiene la mano. Ogni tanto si volta a guardarlo con occhi d'ammirazione. Si chiama Kevin.
Camminano uno accanto all'altro ai margini della strada, fuori dalla carreggiata, su una striscia di terra coperta da sterpaglie secche. A destra la strada, a sinistra una pineta di quelle che nella Spagna del sud vengono piantate come argine alla desertificazione.
Parla Kevin:
- Quindi la maestra gli ha detto... e lui gli ha detto... allora io mi sono alzato e gli ho detto...
Calò ascolta. O meglio: sta zitto, preso da pensieri suoi. Le parole di Kevin sono un ronzio continuo, unica concorrenza alle cicale della zona.
Sulla strada passa ogni tanto un'automobile, ma da quando si trovano in marcia sono state tre in tutto. E loro sono in marcia da un pezzo. In ogni caso le auto hanno rallentato, ma nessuna si è fermata.
Poi una macchina si ferma. Il conducente abbassa il vetro del finestrino:
- Serve aiuto?
Calò gli risponde senza smettere di camminare, e Kevin si adegua. Nemmeno lo guardano.
- No grazie.
- Ma che ci fate in mezzo alla strada? Dove state andando? Vi serve un passaggio?
Allora Calò si ferma e lo fissa:
- Lei è un pedofilo?
Al che l'automobilista rialza il vetro barricandosi dentro l'aria condizionata della macchina e fila via molto rapidamente.
I due ragazzini riprendono la marcia.
Istintivamente si tengono all'ombra, ma l'ombra è intermittente. Hanno l'aria di dover camminare ancora un po', e fa caldo. Per fortuna portano scarpe da ginnastica ai piedi, bermuda e magliette leggere.
Kevin nella tasca destra tiene un giochino elettronico.
Dalla cintola dei pantaloni di Calò spunta il manico di un punteruolo.

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Roberto Alajmo | 07/10/2016

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