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Cuore di madre


L'AUTOSTRADA METAFORICA

(Riceviamo e volentieri pubblichiamo)
In fondo non c’è bisogno di visitare Palermo per intero, specialmente col caldo che fa in estate. Basta avere l’accortezza di arrivare in aereo, prendere un taxi e percorrere la strada che conduce dall’aeroporto alla città.
Un biglietto da visita che ha il merito della franchezza: chi vuole andare oltre non potrà dire di non essere stato avvertito.
L’ultima sciagura in ordine di tempo è il centro commerciale costruito con vista mare, praticamente sullo svincolo, privo di qualsiasi opera stradale di raccordo, che ogni sabato provoca un intasamento che si aggiunge a quello delle partenze del fine settimana. Una megastruttura esemplare di un genere architettonico prepotentemente emerso in Sicilia negli ultimi anni. Il genere “Regolarmente Abusivo”. Si tratta di opere in vasta scala che lì dove sono non potrebbero esserci, ma in realtà ci sono lo stesso. E, qui sta l’originalità, ci sono in virtù di regolari permessi. L’archetipo ormai storico è rappresentato dalla lottizzazione di Pizzo Sella, che per quanto abusiva era stata pur sempre costruita sulla scorta di regolari permessi, e come tale, si presume, anche acquistata dai vari privati, innescando un avvitamento etico-logico-giudiziario che avrebbe affascinato Luigi Pirandello. Provate a spiegare tutto questo a un amico straniero, e vedrete che è impossibile.
Il centro commerciale sull’autostrada a quanto pare vanta anche lui autorizzazioni in perfetta regola, pur essendo costruito a meno di duecento metri dal mare e pur avendo poco a che fare con esso, se si eccettuano i bastoncini di pesce surgelati che vi si vendono.
Ma qualcuno deve averli firmati, quei permessi. E sarebbe interessante scoprire sulla scorta di quali convinzioni.
Proseguendo sullo stesso tratto, la testimonianza più cocente di quanto infelice sia questa bretella autostradale è ovviamente la doppia stele che ricorda la strage di Capaci, che dovrebbe fare da memento a tutti i siciliani: e nemmeno la retorica monumentale riesce del tutto a cancellare il rimorso collettivo. Il malumore, a questo punto del tragitto, è già al culmine.
Ma prima di arrivare a destinazione c’è da scontare ancora un’immagine che riassume tutti i dolorosi paradossi di questo tratto di costa e di questa disgraziata terra di Sicilia. Ci si passa proprio sotto, impossibile non vederla. È un’enorme insegna su cui si legge: “Benvenuti nell’Area Protetta di Isola delle Femmine”, che nel contesto risulta già paradossale. Il colmo è che non si trova piazzata su graziosi pali di castagno, come si usa nelle riserve naturali, ma esattamente sul nastro trasportatore di un cementificio, che come un ponte attraversa le due carreggiate dell’autostrada. Serve spiegare altro?
In ogni caso, dopo un paio di chilometri c’è uno svincolo. Basta prenderlo e tornare indietro avendo l’accortezza di tenere gli occhi chiusi.

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Roberto Alajmo | 06/07/2010

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