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COPERTINA MATTO AFFOGATO


IL COLLASSO OMEOPATICO

(Per gentile concessione dell'autore, riceviamo e pubblichiamo)

Come farai a spiegare a tuo figlio i motivi per cui hai accettato tutto questo? Ad accettare che questa città, questo paese precipitassero in fondo a un pozzo e in fondo al pozzo cominciassero a scavare. Ad accettare un’amministrazione del genere nella certezza che la prossima sarà ancora peggiore. Ad accettare l’idea che non valga la pena nemmeno di chiederne le dimissioni, considerata la mancanza di alternative. Ad accettare che questo succedesse alla luce del sole, davanti ai tuoi occhi. Ad accettare che tutti i debiti che hai contratto passassero a tuo figlio, e gravati da interessi ultradecennali da pagare.
Forse, ecco: è stata la maniera omeopatica con cui questa desolazione è stata messa in circolo nel tuo metabolismo civile. Un po’ alla volta, senza strappi violenti, ma con uno stillicidio quotidiano di piccole puttanate, cazzatine più o meno innocue che si sono accumulate giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno. Alla fine, volendo farci caso, erano diventate tantissime, ‘ste puttanate, ‘ste cazzatine. Non te ne eri accorto, e quando te ne sei accorto puttanate e cazzatine erano ormai troppe per riuscire a fare fronte.
Il segreto, ora lo sai, stava nel dosaggio. Solo una minima quantità, ma quotidiana. Ogni giorno un piccolo smottamento della civiltà, della cultura, della dignità, della meritocrazia. Un innalzamento minimo dell’asticella della vergogna. Vediamo se ce la fai a saltare. Ecco: vedi che non era difficile? Niente di eclatante.
Oltretutto sembrava che colpissero sempre gli altri, altre categorie, e quando hanno cominciato a sparare sempre più vicino non ti sei preoccupato, perché il telegiornale assicurava che avevano ottima mira. Non ci sarebbero state vittime civili, nessun danno collaterale.
Tu ti sei fidato. Hai assistito all’erosione millesimata dei tuoi diritti nella convinzione che uno sconto dei doveri e un piccolo incentivo dei favori potessero compensare ogni cedimento. Finché un giorno tuo figlio ti ha chiesto conto e ragione di tutto questo, e hai potuto solo allargare le braccia: colpa del collasso omeopatico.
Ora ti succede sempre più spesso di compulsare le notizie del giorno nella speranza di trovarne una che rappresenti uno strappo, una fuga in avanti che risulti davvero intollerabile. Hai cominciato quando fu della Zona a Traffico Limitato. Ma era la prima volta che ci hai fatto caso, perché ti avevano toccato personalmente e nel portafogli. Poi lo scandalo dei pass per le corsie preferenziali. Che vuoi che sia? Beati i furbi che sono riusciti ad accaparrarsene uno. La sospensione dei servizi sociali? Mica sei un poveraccio. E ancora, e ancora.
In tempi più recenti le dosi non sono aumentate, ma hai la sensazione che si siano intensificate: ancora piccole dosi, ma sempre più ravvicinate. L’ennesimo aumento della tassa sui rifiuti in concomitanza con l’ennesimo peggioramento del servizio? Troppo poco per scendere in piazza. Sindaco e vicesindaco che nel frattempo vanno a far pace in Sudafrica, per assistere all’esordio al Mondiale dell’Italia? Sono rimasti ragazzi dentro, si divertono.
Servirebbe qualcosa di più sostanziale. Qualcosa che ti faccia saltare davvero dalla sedia strillando come il protagonista di Quinto potere: “Sono Incazzato Nero, E Tutto Questo Non Lo Sopporterò Più”.
Ma niente: bisogna ammettere che ogni notizia rappresenta solo la logica conseguenza della precedente, ogni provvedimento la toppa di poco peggiore del buco preesistente. E i riflessi ormai sono ridotti al minimo, dopo il trattamento omeopatico cui è stata sottoposta la tua coscienza civica. Adesso sei costretto a sperare che arrivi il botto. La guerra. La peste. Un collasso subitaneo e definitivo. Un undici settembre. Un ventitré maggio, che dio ti perdoni. Tu non hai più le forze per sperare di sopravvivere e assistere al rinascimento che verrà. Ma forse tuo figlio ancora sì. La faccia lui, questa guerra, se ne ha voglia.

(Foto di Gigliola Siragusa)

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Roberto Alajmo | 07/07/2010

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