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UNO SGUARDO SUL PONTE

Ora io sono qui sulla riva dello stretto, ai piedi del grande traliccio che fino a qualche anno fa trasportava l'energia elettrica dal continente fino in Sicilia. Sono qui che cerco di immaginare come sarà questo posto quando ci sarà il ponte. Dicono che matti, poeti e scrittori hanno un terzo occhio che consente loro di vedere oltre lo spazio e il tempo, di proiettarsi nel futuro e vedere le cose che gli altri non vedono. Sembra facile: al Tg, quando ne parlano, mostrano sempre una simulazione al computer in cui si vedono anche le automobiline che ci passano sopra. Ma non è una simulazione al computer quella che volevo evocare. Allora sono venuto fin qui, sulla spiaggia di Ganzirri, a cercare di mettere il mio terzo occhio in condizioni di vedere meglio. La costa calabra è molto distante e le correnti sono agitate, è una bella giornata di sole, niente foschia, aria tersa, ma io continuo a non vedere un bel niente. Devo, devo assolutamente sforzarmi di immaginare come sarà questo posto nel 2050, quando il ponte sarà cosa fatta. Non dovrebbe essere uno scenario del tutto fantascientifico, perché da quando se ne parla abbiamo tutti avuto il tempo di abituarci all'idea. Mi concentro. Niente. Strizzo gli occhi. Niente. Mi abbandono a un deliquio autoprodotto - giuro: niente additivi chimici - nel tentativo di forzare la mano alla fantasia. Ancora niente. Ripasso mentalmente le cifre. Lunghezza 3.666 metri. Larghezza 60. Altezza delle torri 382. Costo 4,6 miliardi di euro. Sono cifre, concretissime cifre. Ma niente. Io questo ponte non riesco proprio a immaginarmelo. Dev'essere un mio limite, perché c'è una società che esiste dal 1971, e dal 1971 draga quattrini allo scopo di produrre progetti di fattibilità e dosi industriali di ottimismo. Da 35 anni dà lavoro a una trentina di dirigenti, più i semplici impiegati, per cui qualcosa di concreto ci sarà. Sicuramente è un problema mio. Me ne assumo tutte le responsabilità, visto che, tranne me, tutti hanno le idee molto chiare in proposito, e litigano per partito preso, grossomodo secondo gli schieramenti di destra (a favore) e sinistra (contro). Ma è anche vero che fu un governo di sinistra a dare il via libera alla costruzione del ponte. O perlomeno: uno dei molti via libera che da anni si susseguono e si alternano a concorsi, gare, valutazioni, sondaggi, relazioni, aggiornamenti, perizie e controperizie. Può darsi che l'accecamento del mio terzo occhio e questa avvilente mancanza di fantasia vadano attribuiti al classico e deleterio pessimismo siciliano. Forse è questo: il fatto di conoscere gli uomini e le cose, le cose degli uomini, con tutti i loro limiti. Di sicuro, l'unico sfocato orizzonte che la miopia del terzo occhio mi consente di vedere è costituito da ancora molti anni di progetti, altri progetti, gare, altre gare, perizie, altre perizie, e polemiche, altre polemiche. Perché tanto basterà ad appagare l'animo pirandelliano di noi che viviamo da questa sponda dello stretto. Noi che ci appaghiamo non delle cose, ma del ragionamento intorno alle cose. Ecco la prospettiva: un ponte fatto interamente di parole e di carte. E forse, tutto sommato, ci tocca persino essere contenti che sia meno peggio così.

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Roberto Alajmo | 10/05/2006

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