REMIX: IL VULCANO SPENTO
Il Venerabile Maestro parla, e dalla sua bocca escono parole di buon senso, ma nulla più di questo. Nemmeno un'idea spiazzante, un punto di vista che non sia facilmente prevedibile. Così sono pure i suoi libri, ormai da molti anni, dopo lo scalpore dei primi. Il suo pubblico lo ammira come potrebbe ammirare un maestoso vulcano: un vulcano spento, però.
Ognuno di noi potrebbe fare una lista di Venerabili Maestri che hanno perso la vena e procedono sull'abbrivio dei successi che risalgono a venti o trent'anni prima. Nella letteratura, nella musica, nelle arti visive, nell'architettura.
Non c'è niente di male. Succede.
Una volta ho conosciuto Abraham Yehoshua che mi ha dato una spiegazione di questa specie di sterilizzazione che colpisce gli artisti una volta conseguita la celebrità.
Raccontava Yehoshua che quando era un anonimo scrittore possedeva una vecchia automobile che si sfasciava in continuazione. Non poteva permettersene una nuova, ed era costretto a portarla in continuazione dal meccanico.
Il meccanico di Yehoshua era uno di quei narratori naturali che ogni tanto capita di incrociare nella vita: e ogni scrittore farebbe bene a tenerseli cari. Succedeva quindi che Yehoshua gli portasse la macchina a riparare e rimanesse lì mentre quello la aggiustava, ascoltando le storie che il meccanico raccontava mentre era indaffarato. Tutte scorie che lo scrittore israeliano teneva da parte e poi distillava nei suoi romanzi.
Poi uno di questi romanzi, LAmante, ebbe un enorme successo. Arrivarono i soldi, e per prima cosa Yehoshua corse a comprare una macchina nuova.
Così non ebbe più motivo di andare dal meccanico, e non potè più attingere a quel giacimento di storie.
Yehoshua lo raccontava con un rimpianto consapevole, e concludeva: mi mancano, le storie di quel meccanico.

Roberto Alajmo | 02/03/2018
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