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CULTURA VS TUTTO IL RESTO

In un certo senso ogni città è paragonabile a un corpo umano. Un corpo in perpetua trasformazione. Un corpo adolescente, in un certo senso. Nell’età della crescita è importante che ogni parte del corpo e della mente si sviluppi in maniera armonica, senza strappi traumatici. Immaginate se tutta la crescita a un certo punto si concentrasse sugli arti inferiori, o solo sul cervello: ne verrebbe fuori una creatura mostruosa.
Fuor di metafora, ha molto poco senso condizionare la vita culturale di un territorio a parametri diversi rispetto a quelli strettamente culturali.
Per chiarire: se non passa l’autobus, non è colpa dei fondi destinati alle biblioteche. Se una famiglia rimane senza casa, non è collegato al fatto che a cento passi da lì si svolge un concerto sinfonico. E in generale: il fatto che Palermo sia capitale italiana della cultura per il 2018 non ha niente a che vedere con i mille problemi che ogni giorno la città si trova ad affrontare.
Potrei dire che uno sviluppo culturale serve sul lungo periodo per risolvere molti di questi problemi - il fatto che la città sia sporca, per esempio, è un fatto spiccatamente culturale, e sviluppando la consapevolezza culturale il livello di sporcizia è destinato a diminuire. Ma capisco che un ragionamento di lungo periodo possa sembrare utopistico, se si tiene il naso appiccicato alle emergenze quotidiane.
Allora mettiamola così: per lo sviluppo armonico di Palermo servono le case popolari, servono gli asili nido, serve un servizio di trasporto pubblico efficiente, serve una capillare pulizia delle strade. Ma altrettanto serve un’offerta culturale di livello. Io non vorrei mai vivere in una città dove i poveri sono abbandonati a sé stessi. Ma nemmeno in una città in balia dell’ignoranza.

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Roberto Alajmo | 29/01/2018

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