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SIAMO TROPPO TOCHI

Non esiste traguardo intermedio che il (tifoso) palermitano consideri sufficiente.
Questa infondata presunzione è ben rappresentata da un aneddoto. In una delle annate belle il Palermo si trovava a una sola lunghezza dall’Inter capolista. Si era a inizio campionato, e capitò che proprio a quel punto l’Inter dovesse venire a giocare alla Favorita. C’era grande aspettativa in città. Biglietti esauriti, bandiere rosanero in esposizione sui balconi e persino qualche carosello stradale preventivo. Finché venne il giorno della partita, che si svolse secondo la classica spartizione dei ruoli: il Palermo attaccò, e l’Inter vinse. L’indomani, gran delusione nei negozi di barbiere e nei caffè. Il cameriere di uno di questi si rivolse a un avventore abituale con tono disilluso, sottintendendo che il sogno dello scudetto era ormai sfumato. La frase esemplare fu: “Dutture, oramai chi ‘nni resta? ‘A Chempion Lig…”.
Gli pareva poco: e, beninteso, a fine campionato non arrivò neppure un piazzamento d’onore sufficiente a raggiungerla, la Champions League. La stessa disillusione di quel cameriere viene a maggior ragione declinata oggi, quando la parabola delle fortune rosanero minaccia di avere imboccato una china discendente forse irreversibile. Oramai chi ‘nni resta? L’unica è cominciare a prendere in esame l’idea di avere vissuto fin troppo a lungo al di sopra dei nostri mezzi calcistici. E non solo calcistici.

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Roberto Alajmo | 04/05/2016

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