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REMIX: EFFETTO GATTO SPIACCICATO

Basta un click su “leggi commenti”.
Se sei arrivato a leggere quelle due paroline significa che ti sei addentrato abbastanza, e adesso non puoi fare finta di niente.
Sai benissimo che ciò che hai letto nei titoli e magari nell’articolo, per quanto sordido sia, non è niente al confronto dei commenti degli anonimi che lasciano il loro schizzetto e tornano a nascondersi dietro un nickname, sapendo che la puzza dello schizzetto è destinata a restare per chissà quanto, mentre loro passano oltre senza preoccuparsi, forse persino dimenticando.
È l’aspetto peggiore del tuo desiderio di de-targettizzazione delle idee. Dare ossigeno alle opinioni significa leggere e informarsi anche sulla stampa degli altri, cercando quegli spunti che possono comunque costituire un arricchimento.
La vera discesa agli inferi però è quell’estremo click: “leggi i commenti”. Leggere i commenti in certi siti è una vertigine, una perversione.
Come quando sei in macchina e con la coda dell’occhio vedi sul ciglio della carreggiata la carcassa di un gatto spiaccicato. Pensi che non vuoi guardare, che non guarderai. Ma all’ultimo momento guardi. È più forte di te: guardi sempre. E poi odi te stesso per aver ceduto alla tentazione di guardare.
Lì, fra i commenti dei lettori anonimi, capisci che se certi giornali sono quello che sono è perché hanno dietro una borghesia che si aspetta di leggere certe cose, e anzi le trova fin troppo moderate.
Vorrebbero sangue, altro che inchiostro.

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Roberto Alajmo | 24/01/2016

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