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LA MORTE NON BASTA

Un altro bandolo della matassa di Santa Croce Camerina.
Un altro bandolo che ci dice qualcosa di noi, del sistema in cui ci muoviamo.
Nei primi giorni i quotidiani, tutti i quotidiani, scrissero che il bambino Loris, prima di essere ucciso, era stato seviziato. Alcuni specificarono che le violenze erano state continuate nel tempo.
In questi casi il tempo e lo spazio tipografico di una smentita non si trova mai, travolti sempre da nuove rivelazioni.
Allo stesso modo, qualche mese fa, alcune anziane suore vennero uccise in un paese africano, e subito tutti scrissero che prima della morte erano state stuprate. Anche quella volta non era vero.
A questo punto è legittimo il sospetto che ci sia un gusto, da parte della stampa, a immaginare sempre qualcosa di peggio, che spinga la soglia del raccapriccio un po' più avanti. Quasi il piacere di formulare la parola "stupro", con quella sequenza di consonanti così cruenta e saporita già da pronunciarsi.
Come se la morte non fosse abbastanza suggestiva, e le servisse un additivo.
Non consciamente, non apertamente, ma il sospetto c'è: i giornalisti preferiscono che la vittima di un delitto, prima di morire soffra almeno un po'.

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Roberto Alajmo | 14/12/2014

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