Questo sito utilizza cookie personalizzare la tua esperienza di navigazione del sito.
Per maggiori informazioni su come utilizzare e gestire i cookie, consulta l'Informativa sui cookie.
Chiudendo questa notifica o interagendo con questo sito acconsenti all'utilizzo dei cookie.


OK  INFORMATIVA  



Vai ai COMMENTI...

Ultimi commenti

Gentile Dottor Alajmo, avrei il piacere di...
.:GAETANO ROBERTO BUCCOLA | @:.
.:22/01/2025 | 11:32:09:.

Grazie Barbara. Vengo poco su questo sito,...
.:Roberto Alajmo | @:.
.:25/08/2021 | 19:27:29:.

È così:
“prima o poi ci si addormenta...

.:Barbara | @:.
.:22/08/2021 | 21:45:51:.

Immaginando fortemente
ho chiesto e...

.:Rosi | @:.
.:22/12/2020 | 11:27:18:.

La paura si inerpica tra di noi, sotto le...
.:Guglielmo | @:.
.:27/10/2020 | 12:20:26:.

Vai ai COMMENTI...



Menu riservato:

il forum di Roberto Alajmo, scrittore



E' stato il figlio


KAFKA SULLA SPIAGGIA (DI ALCAMO MARINA)

Esiste un cittadino italiano che per 36 (trentasei) anni ha vissuto in un romanzo di Franz Kafka. E non per modo di dire.
Di questi 36 (trentasei), 22 (ventidue) li ha trascorsi in carcere, da ergastolano. Vale a dire senza la speranza di venirne fuori.
Si chiama Giuseppe Gulotta ed è stato per tutto quel tempo il capro espiatorio selezionato e confezionato per la strage di Alcamo Marina: due carabinieri assassinati in circostanze mai del tutto chiarite.
Di lui hanno parlato i giornali perché alla fine ha ottenuto la revisione del processo ed è stato assolto con formula piena.
“Errore giudiziario”, dicono le cronache.
E invece no, perché nel suo caso non c’è stato nessun errore. Un manipolo di carabinieri infedeli – o forse: fedeli alla causa sbagliata – ha scientificamente individuato Gulotta e altre quattro persone, le ha torturate e ha costruito per intero le false prove che servivano a incastrarli.
Adesso c’è un libro che racconta questa storia tremenda, “Alkamar”, scritto dallo stesso Gulotta con Nicola Biondo, edizioni Chiarelettere. Dove si scopre che il colonnello Russo, ucciso poi dalla mafia, era un torturatore sistematico. Dove si scopre che l’arma dei Carabinieri a Trapani, negli anni, ne ha combinate di tutti i colori.
Ma quel che fa più impressione si legge fra le righe di questo libro. Si intuisce che nel corso di 36 anni il fatto che Giuseppe Gulotta fosse innocente lo sapevano praticamente tutti.
Lo sapevano i compagni di cella, che lo tutelavano.
Lo sapevano i secondini, che non infierivano.
Lo sapevano i magistrati che lo avevano condannato.
Lo sapevano i carabinieri che gli hanno lasciato due mesi di tempo, dopo la condanna definitiva, per scappare - e lui non è voluto scappare.
Lo sapevano i magistrati di sorveglianza, che prima ancora della revisione gli hanno concesso straordinarie licenze e permessi per lavorare fuori dal carcere.
Tutti sapevano, compreso qualche giornalista, e nessuno ha fatto niente, se non dargli delle gran pacche sulla spalla.
Tutte le persone che lo circondavano formulavano lo stesso pensiero autoassolutorio: peggio per lui che non è scappato.
Da leggere, per capire come sarebbe stato un romanzo di Kafka, se Kafka fosse nato in Italia.
Ammesso che non sia nato in Italia.

Condividi su:Condividi su: 
 Facebook  Twitter  Myspace  Google  Delicious  Digg  Linkedin  Reddit
Ok Notizie  Blinklist  Zic Zac  Technorati  Live  Yahoo  Segnalo  Up News

Roberto Alajmo | 27/08/2013

Letto [3157] volte | permaLINK | PENULTIM'ORA  



  << (A PROPOSITO: LA IDEM HA PAGATO, E LUI? HA RESTITUITO?)

ALMENO RISPARMIATECI IL DIBATTITO >>