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REPERTORIO DEI PAZZI DELLA CITTA' DI PALERMO


L'ULTIMA MODA GIRARE IN TONDO

Notizie sempre nuove e interessanti dal pianeta traffico, galassia di Palermo, universo Sicilia. I famosi dissuasori hanno continuato negli ultimi anni a proliferare in centro come in periferia, diventando quasi un marchio di privilegio. Non c'è quartiere che non si fregi di questo segno di distinzione. Ciò che eleva qualsiasi sobborgo a quartiere residenziale è proprio il cordolo trasversale. Dall'Uditore a Settecannoli il dissuasore fa fine, e anche quest'anno gli stilisti dell'arredo urbano lo consigliano: si porta con tutto. Il fatto che il dissuasore sia un puro e semplice status symbol di borgata resta confermato dal fatto che nessuno si sogna di rallentare in prossimità di esso. Come ogni accessorio davvero alla moda, sfugge all'utilizzo per cui è stato pensato e progettato e diventa qualcosa di diverso, un orpello. A Palermo, rallentare davanti a un dissuasore più che triviale risulta pericoloso. Oltre al colpo di claxon di chi segue bisogna aspettarsi di venire tamponati. Significa proprio andarsela a cercare. Per di più, a poco a poco, i dissuasori in materiale plastico vengono smantellati dalla popolazione. Dev'essere opera di anonimi scooteristi contrariati dalle scomodità. I singoli segmenti vengono sbullonati dall'asfalto e asportati, in modo che ciascun dissuasore abbia un buco, una carie che ne mina la continuità. È proprio da quel varco che transiteranno lo scooterista sabotatore e i suoi amici, senza temere quel genere di fastidiosi contraccolpi che rischiano di ripercuotersi sulla colonna vertebrale. Altro spunto di originalità nella circolazione è fornito, negli ultimi anni, dal numero crescente di cosiddette rotonde. Con congruo ritardo sui modelli europei, la città di Palermo sta man mano regolando tutti i suoi incroci mediante la realizzazione di sensi rotatori. Ma non è questa una città che possa omologarsi ai modelli culturali della globalizzazione senza prima combattere. No, no, no. Il palermitano, per sua natura, tende a personalizzare. In questo caso, lo specifico localistico consiste innanzi tutto nella forma, di queste rotonde: che non sono quasi mai rotonde. Nei casi migliori sono ellittiche, oppure bislunghe, di forma ameboidale o frastagliata. Di sicuro, con le varianti palermitane della rotonda non si rischia di lasciarsi andare a un moto rotatorio ipnotico, ma bisogna in continuazione lavorare di sterzo per assecondare l'irregolarità della curvatura. E soprattutto è l'approccio mentale che distingue il palermitano di fronte alla rotatoria. La teoria internazionale prevede che a ogni imbocco ci sia un segnale di stop, o almeno un triangolo rossobordato che segnali il dovere di cedere la precedenza a chi si trova già a percorrere la rotonda. A Palermo, no. A Palermo funziona diversamente. A Palermo la precedenza spetta, a prescindere dalla pedantesca segnaletica stradale, a chi si innesta. Per l'esattezza, l'automobilista che si innesta ha il diritto di non guardare chi arriva. Se ne frega, lui, di chi arriva. È solo dopo essere dentro che si fermerà proprio al centro della carreggiata, con la fiancata esposta di tre quarti, piantando i freni e lanciando un'occhiata di fuoco all'abusivo che magari vorrebbe usurpargli il diritto di precedenza. È in quello sguardo che si concentra tutto l'astio che l'automobilista nutre nei confronti dei suoi simili. È uno sguardo che parla. Parla e dice: non vedi? Non ti sei accorto che io, IO, sono entrato in rotatoria? Vuoi forse venirmi addosso? Fai pure. Fai pure e poi vediamo. In sguardi del genere non c'è l'arroganza della trasgressione, bensì una sarcastica certezza di essere nel giusto. Dio è sicuramente dalla parte di chi si innesta in rotatoria senza guardare. E la rotatoria stessa è una forma di moderna ordalia, un giudizio di Dio che si abbatte sugli uomini e le automobili, sul diritto di precedenza e, in definitiva, sulla sopravvivenza di ognuno. Di tanto sono capaci gli sguardi degli automobilisti palermitani.

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Roberto Alajmo | 08/11/2005

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