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REMIX: LA DOMENICA DEL VILLAGGIO – RACCONTO DI FERRAGOSTO

Nel giorno che convenzionalmente segna il passaggio di mezza estate, il signor Giacomo arriva in spiaggia verso mezzogiorno. Per piantare il suo ombrellone sceglie un punto equidistante fra mare e la strada, nella zona centrale del golfo, più o meno all’altezza del Commissariato, in modo da tenere sotto sguardo l’intero arenile, dal Paese fino a Valdesi.
Il signor Giacomo non ha segni particolari. È un uomo medio. Corporatura media, mediamente magro (o mediamente grasso), di mezza età. Porta i capelli mediamente lunghi, color sale e pepe: tanto sale quanto pepe.
Al signor Giacomo piacciono le simmetrie. Per questo ci tiene a non mancare proprio quel giorno così mediamente piazzato sul calendario. Quando finisce di sistemare la sedia pieghevole si fa strada fino in riva al mare, immerge le caviglie nel bagnasciuga e tira un sospiro di appagamento.
Ecco in cosa consiste il famoso Ferragosto. Il signor Giacomo ne ha vissuti tanti, e altrettanti può ragionevolmente sperare di viverne ancora. In spiaggia, pur essendo il giorno che è, non si trova troppa gente, non fa particolarmente caldo, il mare è discretamente pulito.
Eppure mentre si trova lì, con le caviglie a bagnomaria, il signor Giacomo sente montare dentro di sé una specie di languore. Riflette sui giorni dell’estate già trascorsa; e immaginare quelli ancora da venire gli pare una consolazione troppo piccola.
Quindi capisce.
Capisce che il giorno di Ferragosto è un falso mezzo. Cade troppo avanti nella stagione per essere considerato la metà delle vacanze. Il meglio è già passato. Ferragosto è l’inizio del rapido declino, una specie di Domenica del Villaggio in cui tutte le speranze sono state intaccate, se non addirittura sciupate. L’estate risulta già impostata su binari molto saldi, e ha già percorso la maggior parte del suo tragitto. Difficile che deragli nelle settimane che rimangono.
Il signor Giacomo, in quanto uomo medio, è pure mediamente colto, e quindi ricorda i primi versi del Canto di Leopardi: La donzelletta vien dalla campagna… Più o meno è in grado di ricostruire il portato filosofico di quella poesia. Sabato è il giorno più bello perché ogni cosa deve ancora avvenire. Ci sono le premesse perché la domenica risulti indimenticabile, e l’ideale sarebbe potersi fermare immediatamente prima della soglia di una felicità completa e appagante, per l’ottimo motivo che poi non ci sarà molto altro in cui sperare.
La giornata che il signor Giacomo sta vivendo è proprio questo: una lunga domenica pomeriggio senza altre aspettative, farcita di cose già viste e vissute, dopo la quale rimane solo un’altra stagione di lavoro da affrontare.
Il signor Giacomo si ritrova in preda a una serie di pensieri malinconici. Tutto quel che fino a pochi minuti prima gli sembrava in perfetto equilibrio, adesso gli appare asimmetrico e stonato. Dev’essere arrivata molta altra gente, perché ora la spiaggia è affollatissima. C’è molto rumore, e ogni tanto qualcuno, correndo sulla battigia, lo copre di schizzi. Persino il mare nel frattempo ha acquisito un colorito verdastro che fa passare la voglia di fare il bagno; anche se, ora che ci fa caso, ha cominciato a fare molto caldo.
Gli tornano in mente anche gli ultimi versi di Leopardi:
...Altro dirti non vo’: ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.

Gli verrebbe quasi voglia di levarsi da lì, smontare la sedia pieghevole, tornarsene a casa, abbracciare il condizionatore d’aria e lasciare che anche questa giornata di disinganno vada ad aggiungersi alle altre.
Ma il signor Giacomo non lo fa. Rimane. Si impunta a restare coi piedi in ammollo. Perché questa è la sua giornata di vacanza e ha diritto a godersela tutta. Fin quando può, fin quando gli tocca.

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Roberto Alajmo | 14/08/2017

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