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ELETTORI BOCCALONI

(Oggi sull'Unità)
Ogni tornata elettorale nasconde un giacimento di spigolature che nella concitazione del dato generale rischiano di andare perdute come lacrime nella pioggia. Alcune di queste suonano consolatorie per chi è uscito sconfitto dalle elezioni. Sono nicchie di buonumore sotto cui rifugiarsi intanto che continua a piovere.
In questo senso, qualcosa più di una notazione sbrigativa merita la sconfitta del ministro Brunetta, che si era candidato a sindaco di Venezia con tutto il suo peso anche mediatico di ras in ascesa nel partito di maggioranza. E invece per lui c’è stato un imprevisto tuffo in laguna. Nel veneto del PdL triumphans, solo lui è rimasto con un palmo di naso. Eppure è sempre in televisione. Eppure ogni sua dichiarazione viene riportata e commentata a lungo su tutti i giornali. Eppure per intercettare flussi di denaro pubblico ai veneziani avrebbe potuto far comodo un sindaco-ministro, visto che ormai l’incompatibilità legale è considerata una questione troppo triviale per essere sollevata.
Alla ricerca di motivazioni plausibili per questa incongruenza, una sola, alla fin fine, rimane all’impiedi: che i suoi elettori gli abbiano creduto. In particolare, che abbiano creduto alla sua battaglia contro i fannulloni. Non c’è altra spiegazione: una quota determinate di suoi elettori potenziali deve aver pensato che volesse sul serio far lavorare le persone. Ciò che davvero risulterebbe imperdonabile, se trasposto dai proclami alla prassi.
L’ipotesi a prima vista appare inverosimile: quale persona intelligente potrebbe aver preso per buone le rodomontate del ministro Brunetta, considerato pure il lassismo fancazzista che imperversa fra i suoi compagni di cordata? Davvero non c’è limite all’umana credulità. Del resto il suo principale a suo tempo l’aveva detto: gli elettori sono come alunni di scuola media, e nemmeno fra i più svegli.

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Roberto Alajmo | 31/03/2010

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