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FEDE, CONDOM E INFORMAZIONE

Una superficie percentualmente significativa del mio giornale preferito, un quotidiano laico e progressista, è stata dedicata di recente alla notizia che il papa forse esaminerà un dossier. Non è sicuro, forse, non si sa. Di sicuro, al momento, c'è che a verificare il dossier è attualmente la Congregazione della Dottrina della Fede. Funziona così: l'apposito Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute ha preparato 200 pagine di disquisizioni che si immaginano equamente distribuite fra scienza ed esigenze devozionali. Ora la CDF lo sta esaminando e, se lo troverà congruo, ringrazierà il PCPS e lo sottoporrà all'attenzione del papa, che sarà chiamato a pronunciare l'ultima parola. Oggetto del dossier: se sia lecito l'uso del preservativo fra coniugi nel caso che un contraente sia ammalato di aids. Solo fra coniugi. Solo se uno dei due rischia di contagiare l'altro. Non so se i passaggi sono sufficientemente chiari. Al momento di sicuro c'è solo l'esistenza di un dossier, e cosa ci sia scritto in questo dossier, di preciso non si sa. Tutto l'incartamento potrebbe consistere in una sola parola: NO, ripetuta per l'equivalente di duecento pagine. Inoltre, si tratta di un'ipotesi remotissima. Seppure alla fine dovesse prevalere una linea possibilista, la concessione sarebbe paragonabile al famoso caso della barzelletta, quello secondo cui per il Vaticano l'uso del preservativo è ammissibile, purché sia bucato. Ora, non c'è dubbio che esista una quota di popolazione mondiale di fede cattolica spasmodicamente interessata al caso specifico. Di certo ci saranno milioni di coppie la cui fede è talmente salda da aspettare la posizione ufficiale della chiesa su un argomento del genere. Ci si può solo immaginare la quantità di mariti cattolici sieropositivi in stato di erezione che ai quattro angoli del mondo aspettano di sapere se sono autorizzati o meno a calzare il preservativo. Ognuno ha le sue priorità. E a ogni marito corrisponderà una moglie sieronegativa altrettanto devota del coniuge, ma di sicuro molto più spaventata all'idea di un reiterato diniego da parte del papa. Buona fortuna a tutti loro. Il problema del sottoscritto è un altro: perché il mio quotidiano preferito ha deciso di devolvere una mezza paginata della sua foliazione (e una quota dell'euro che io pago ogni mattina per tenermi informato) a una questione del genere? Pensa forse che io sia un marito cattolico sieropositivo in stato di erezione eccetera? Come si permette? Pensa che qualcuno dei suoi lettori lo sia? Posso capire che un argomento interessi ai lettori dell'Avvenire o dell'Osservatore Romano. Ma sulla pseudonotizia l'intero arco della stampa nazionale ha deciso di soffermarsi e dilungarsi, a prescindere dall'orientamento religioso del proprio target di lettori. Siccome a quanto pare non c'è un angolo di informazione in Italia che rimanga al riparo da questo genere di notizie, magari possiamo arrivare a una moratoria di compromesso. Visto che ancora siamo in una fase interlocutoria, il papa, il PCPS, la CDF e gli organi di stampa si impegnino a farci sapere quando la Chiesa avrà deciso qualcosa di definitivo su questo e altri temi di scottante attualità. Ma fino ad allora, per favore: astenersi perditempo.

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Roberto Alajmo | 02/12/2006

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