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Cuore di madre


FESTINO – DESTINO

Il destino della giunta comunale è ormai segnato. Se gli va bene, Cammarata potrà arrivare alle prossime elezioni, ma se si azzarda a ricandidarsi, l'elettorato gli riserverà una amarissima bocciatura. Le sorti politiche della città di Palermo sono segnate dalla ferale notte del 14 luglio, dopo che il grido "Viva Palermo e Santa Rosalia" lanciato dal sindaco, è rimasto inascoltato dalla popolazione a causa di un guasto al microfono. 'Sto benedetto grido non è nemmeno legato a una tradizione radicata. Nei festini di vent'anni fa non ce n'era traccia. È un momento posticcio, così come posticcio, da almeno quindici anni a questa parte, è l'intero Festino. Eppure nelle ultime edizioni l'acchianata del sindaco sul carro e il grido "Viva Palermo e Santa Rosalia" si sono trasformati nell'evento cruciale della vita cittadina, l'equivalente di ciò che per una comunità seria sarebbe rappresentato da un rapporto Istat o da un pronunciamento della Corte dei Conti. È diventato il vero clou della festa, surclassando i fuochi d'artificio, l'altra pietra miliare del consenso comunale. Attorno a questo momento si vanno a condensare contestazioni e claque. E se va male, si scatena la caccia al responsabile. C'è da giurare che il curatore dell'amplificazione sarà cancellato dall'elenco dei fornitori comunali, a meno che non sia davvero molto raccomandato. È ben strana la forma mentis di una città che, con tutti i problemi che si ritrova, preferisce accapigliarsi su un argomento del genere. Del resto persino la più celebrata rivolta isolana, i Vespri siciliani, scoppiò per futili motivi. Ciò che non provocarono secoli e secoli di sopraffazione, poté la semplice mancanza di rispetto di un soldato francese nei confronti di una ragazza. Se le cose stanno così, siamo sulla buona strada.

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Roberto Alajmo | 16/07/2005

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