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Torni a Parigi dopo tre mesi e le novità sono almeno tre.
Il rinnovato museo Picasso (due ore di coda, niente). La sede della Pathé (una lumaca metallizzata che Renzo Piano ha incastrato in un cortile nei pressi di Place d'Italie, della quale dall'esterno non si vede niente - e manco dall'interno).
E poi la sede della Fondazione Vuitton, un veliero di vetro e metallo che è andato ad arenarsi in mezzo al verde del Bois de Boulogne.
Si dirà che la collezione d'arte contemporanea esposta nelle sale viene subissata dall'edificio che la contiene, ma non è detto che sia un male. Il veliero disegnato da Frank Gehry è una sede espositiva dove la principale opera esposta è l'edificio stesso.
E va bene così, perché entrandoci dentro ci si sente parte dell'intelligenza che lo ha creato. Il primo pensiero corre al capomastro che ha dovuto leggere e realizzare il progetto, apparentemente caotico. Ma in cinque minuti, grazie al fatto di essere in perpetua connessione con l'ambiente esterno, ci si orienta perfettamente, con la netta percezione di trovarsi ad abitare il cervello di un genio.
Uno dei rari motivi per cui essere orgogliosi di essere contemporanei di qualcuno o qualcosa.

Roberto Alajmo | 05/11/2014
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