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il forum di Roberto Alajmo, scrittore





SPAZIO ALAJMO VINTAGE: PRIMA PAGARE, POI SCRIVERE

Funziona così. Ti telefona un amico. Oddio, amico: un conoscente. Uno che dopo nome e cognome sente il bisogno di specificare un riferimento editoriale. Tipo: – "Sono Pinco Palla". Pausa. – "Della rivista Signum". (Ora, se davvero esiste la rivista Signum, mi scusino i suoi redattori; loro non c'entrano). Sentendo il nome della rivista tu fai un verso di consapevolezza: ah, Signum. Certo che conosci la rivista Signum. Come potresti aver dimenticato Pinco Palla? Certo. Non sei così rimbambito da non ricordarti delle persone, né tanto ignorante da non leggere la rivista Signum. L'aspetti ogni mese, incalzi l'edicolante pur di non perderti nemmeno un numero della rivista Signum. Nella conversazione telefonica segue una pausa, perché una volta avvenuto il riconoscimento si tratta di entrare in argomento. E' un momento difficile. Ma tu sai già qual è l'argomento. Lo sai perché i Pinchi Palla hai imparato a riconoscerli a orecchio, quando telefonano. Già sai anche quale sarà l'andamento della telefonata, fatto di richieste e pretesti, insistenze e rifiuti. Ma intanto non dici niente perché il gioco delle parti prevede che sia lui a scoprirsi e fare la sua richiesta. Segue magari qualche altra tergiversazione; ma tu sai, e lui sa che tu sai, che prima o poi la domanda arriva. Ecco che arriva. Sta arrivando. E' arrivata: - "Non è che scriveresti qualcosa per la nostra rivista?" E anche se lo sapevi benissimo dove Pinco Palla voleva andare a parare, anche se hai mille scuse pronte, anche se lui è la persona più gentile del mondo tu a questo punto ti incazzi, perché sai perfettamente che scrivere per la rivista Signum significa scrivere gratis. Pinco Palla è un Committente di Racconti Gratuiti. Con i datori di lavoro gratuito tu combatti una guerra matta e disperatissma fin dall'inizio della tua carriera. Ancora conservi il primo assegno che il Giornale ti mandò. Era il corrispettivo di una recensione per la quale ti preparasti per una settimana, rileggendo il testo e informandoti sulla biografia dei singoli attori. Andasti fino a Erice e tornasti nel cuore della notte per distillare quaranta righe di purissima cronaca teatrale. Totale: duemilatrecento lire. Un assegno che a lungo hai pensato di far mettere sotto cornice. Con quel Giornale hai collaborato a lungo, traendone parecchi assegni per importi non molto superiori. Tanto che a un certo punto ti sei stufato e hai fatto causa portando al giudice quella rubrica umoristica che ogni anno l'ordine dei giornalisti allega alle sue pubblicazioni, intitolata "Tariffario dell'Ordine". Il giudice la prese e assieme all'avvocato del Giornale ci confezionò un ideale aeroplanino di carta che idealmente fece volare via dalla finestra assieme al tuo anelito di giustizia sociale. Dal giorno della sentenza i tuoi familiari hanno da parte una busta chiusa con le tue disposizioni testamentarie. La voce numero uno recita: - Nessun necrologio sul Giornale. Questo perché, conti alla mano, ne basterebbe anche uno solo per restituire all'editore, con gli interessi, tutti i compensi ricevuti per anni e anni di collaborazioni. Da allora hai messo nel conto di passare per venale (e stronzo, e misantropo), specialmente se paragonato a tutta l'umanità formata dagli idealisti disposti a regalare il loro lavoro ai giornali. Ormai questo credono che tu sia: venale, stronzo e misantropo. Per ovviare a questo inconveniente d'immagine, qualche anno fa, quando telefonava un CRG, per un certo periodo rispondevi in maniera ipocritamente disponibile e poi gli proponevi un racconto intitolato "La morte". Era un esercizio di stile scritto appositamente per risultare iettatorio fino allo spasimo. In questo modo il CRG, saputo l'argomento, improvvisamente declinava, rinviava. Diceva: - Vediamo nel prossimo numero, magari. Oppure se ti viene in mente qualcos'altro… Ma a te non veniva in mente altro. Ci mancherebbe. O "La morte" o niente. E il CRG spariva, immancabilmente. Il rischio, certo, era di passare per menagramo. Ma tu te ne fregavi. Hai adoperato questo racconto iettatorio come argomento deterrente standard per diversi anni, per scoraggiare una serie di Pinchi Palla. Durò fino a quando non successe l'imprevedibile: un famoso CRG accettò di pubblicarlo sul serio. Fine dell'argomento deterrente standard, fine delle scuse. Le scuse non bastano mai perché il Committente di Racconti Gratuiti ha diverse varianti antropologiche. Può configurarsi come Committente di Prefazioni Gratuite, per esempio. In questi casi Pinco Palla è di solito un poeta che ti chiede, in nome della vostra amicizia - e tu pensi: amicizia? Quale amicizia? -, di scrivere l'introduzione della sua ultima silloge di versi. Altra variante: il Committente di Letture Gratuite. Stavolta Pinco Palla è uno spettatore venuto a sentire la presentazione del tuo libro. In quel caso si avvicina alla fine del dibattito e tenta di mollarti un manoscritto di mille pagine chiedendoti se gli fai il favore di leggertelo, perché sua madre sostiene che si tratta di un capolavoro. Di solito la premessa del Committente di Letture Gratuite è: - "Non ho avuto ancora il tempo di leggere il suo libro…". In sostanza lui non ha trovato il tempo di leggere il tuo romanzo, ma tu hai senz'altro tempo a bizzeffe per leggere il suo. Anche perché c'è quell'ancora che dovrebbe farti sperare: non è sicuro, né lui promette niente, tuttavia esiste ancora la possibilità, se tu leggerai il suo, che lui si degni di leggere il tuo. Ma dall'approccio telefonico tu ti rendi conto che Pinco Palla appartiene stavolta precisamente alla categoria dei Committenti di Racconti Gratuiti. Quello vuole da te: un racconto. Ti domanda se per caso ne hai qualcuno nel cassetto. Non sa di essere arrivato tardi, quando i tuoi cassetti sono stati saccheggiati da decine di altri CRG arrivati prima di lui, che si sono aggiudicati tutti i racconti che avevi scritto fin dai tempi del liceo. Soprattutto non si rende conto che siccome ormai sei diventato cattivo, a forza di sentirtelo chiedere, tu hai esaurito ogni forma di onesta dissimulazione. Non fingi più, non cerchi pretesti. Non adoperi le mille plausibilissime scuse che potresti adoperare. No. Gli rispondi invece in maniera diretta: - "Volentieri. Quanto pagate?" E godi, veramente godi a sentirlo annaspare: - "Ma sai… le riviste… la cultura… soldi non ce ne sono mai, per questo genere di cose…". A questo punto tu hai una parabola che hai messo da parte apposta per quando telefona Pinco Palla o uno come lui. E' la storia del tuo elettricista, di quando ti ha rifatto l'impianto di casa scoprendo che abiti in affitto, e ti ha detto: - Dottore, lei ancora in affitto è? Io sono alla terza casa! E certo che è alla terza casa. Al mio elettricista mica telefona mai Pinco Palla della rivista Signum per chiedergli di rifargli gratis l'impianto elettrico della redazione. Se Pinco Palla vuole rifatto l'impianto elettrico lo paga, lo paga caro e lo paga anche in nero, di modo che l'elettricista possa costruirsi i suoi appartamenti in serie e prendere per miserabile un povero cristo come te che cerca di sbarcare il lunario facendo il mestiere di scrivere. Uno scrittore di medio calibro come te potrebbe campare solo di presentazioni di libri altrui, prefazioni e racconti per le riviste, se questo genere di lavoro intellettuale fosse appena appena retribuito. Ma al sud, specialmente in Sicilia, il lavoro intellettuale non si paga mai. Per questo tu t'inalberi quando senti che in Sicilia non c'è lavoro per gli intellettuali. Non è vero, di lavoro ce n'è fin troppo: sono gli stipendi che mancano. Ora tu capisci che di tanto in tanto si possa scrivere gratis per il giornale della parrocchia, o per la fanzine del centro sociale. Puoi regalare un racconto per finanziare Emergency. La rivista Signum però non è legata a nessuna parrocchia, a nessun centro sociale. Non finanzia Emergency né alcuna altra organizzazione no-profit. Anzi: alle spalle ha un editore sì-profit. Molto-profit. Moltissimamente-profit. Oppure ha una veste grafica ultra patinata, viene stampata su carta pesante dieci grammi a pagina. Per cui si capisce che almeno la tipografia e un grafico la rivista Signum può permetterseli. E siccome anche grafici e tipografi - al pari degli elettricisti e di ogni altra categoria lavorativa al mondo, tranne gli scrittori - pretendono di essere pagati, significa che un po' di soldini circolano, dalle parti della rivista Signum. E allora perché grafici, tipografi (ed elettricisti) sì, e tu no? Che hai tu in meno di loro? Non hai forse un lavoro remunerato che pretende e giustamente ti porta via la maggior parte del tempo? Non sei stressato perché non hai mai un minuto da perdere? Non hai una famiglia che vorrebbe trascorrere assieme a te il fine settimana? Non hai un figlio che non vede mai il suo papà perché il suo papà lavora sempre? Tu non ce l'hai con Pinco Palla. No. Pinco Palla, ora che ti sei ricordato le circostanze in cui vi siete conosciuti, ti è persino simpatico. Non è peggiore di tutti quelli che cercano di separarti dal tuo vero lavoro, dalla famiglia, da tuo figlio, dal libro che stai scrivendo. Persino da Age of Empires, il gioco elettronico che assorbe buona parte delle ore che trascorri al computer. Pinco Palla è in buona fede. Non immagina che tu abbia una vita privata. Non è neppure il peggiore della razza dei Committenti di Racconti Gratuiti. Il CRG peggiore che ti sia mai capitato di incontrare è uno scrittore - dunque un apostata della categoria. Uno scrittore di Parma. Uno scrittore che una volta ti chiese di scrivere un racconto per una raccolta di scrittori under quaranta. E siccome lo scrittore parmigiano ti ispirava gran simpatia, tu il racconto glielo scrivesti, e ti venne anche bellino. I patti erano chiari e l'amicizia lunga: non c'era da aspettarsi una lira. La formula era: - "Se poi il libro va bene…" Insomma: campa cavallo. Passarono diversi mesi dalla consegna, perché i CRG hanno sempre una gran fretta di farsi consegnare il tuo racconto, ma poi la pubblicazione avviene mesi, certe volte anni dopo che hai finito di scrivere di fretta per rispettare la scadenza pattuita. Finché un giorno ti telefonò una gentile signorina che chiamava a nome dell'editore, il quale si scusava per non averlo potuto fare personalmente. La signorina voleva sapere quante copie del libro di racconti tu fossi intenzionato a comprare. Te lo sei fatto ripetere diverse volte, fino ad arrivare quasi allo spelling, per essere sicuro di non aver capito male. E la signorina sillabò: - Quante - copie - è - intenzionato - a - comprare? In sostanza, l'editore in questione aveva previsto - bontà sua - di fare un prezzo di favore agli scrittori che avevano collaborato alla raccolta. Cioè: dopo aver scritto senza compenso, tu dovevi secondo lui pure comprarti il libro. Come se la fiat pretendesse che i suoi operai lavorassero gratis e poi per giunta acquistassero tutte le automobili invendute. Devi ammettere che quella volta non sei stato molto educato con l'impiegata della casa editrice. E anche la simpatia che provavi per lo scrittore parmigiano è sfumata. I suoi libri non li hai voluti più leggere. È stato dopo questo episodio che ti sei messo al computer e coi caratteri più grandi possibili (Times New Roman 72) hai fabbricato una specie di striscione che hai appeso al muro davanti alla scrivania, in modo che ogni volta che alzi gli occhi dal lavoro non puoi fare a meno di leggerlo: PRIMA PAGARE, POI SCRIVERE. PS: Questo racconto è stato scritto gratuitamente. La rivista su cui compare non paga le collaborazioni. Questo racconto è stato proposto come argomento deterrente standard a diverse riviste che chiedevano di pubblicare gratuitamente un racconto. Tutte, fino a oggi, ne avevano rifiutato la pubblicazione.

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Roberto Alajmo | 21/08/2012

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