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UCCIDI I TUOI MAESTRI: MA TUTTI, E CON GENTILEZZA

(Da Repubblica di due giorni fa, e sembrano cento anni)
Intanto che le scorie delle Primarie in un modo o nell’altro vengono smaltite, sarà interessante capire chi è veramente Fabrizio Ferrandelli, il candidato che voteranno anche quelli che non l’hanno votato. O almeno si spera, visto che oltre quelli di centrosinistra, già camurrusissimi, c’è da convincere la metà più uno di tutti i palermitani.
Per convincerli, Ferrandelli ha due mesi di tempo. Durante i quali dovrà spiegare, oltre al suo sogno di Palermo, anche assieme a chi vuole portarlo a compimento, questo famoso sogno. Che il ragazzo sia ambizioso, non c’è dubbio. Ma non è un difetto. L’ambizione in sé è un sentimento neutro: bisogna vedere con quali carburanti viene alimentato. Possiede anche quella sicumera che in meridione è dote apprezzata in quanto “maschile”, che piaccia o meno. Non per niente ha pescato soprattutto nei quartieri più popolari, dove tradizionalmente il voto d’opinione incide poco. In fondo i borghesi di via Libertà sono già convinti, e bisogna alzare lo sguardo per intercettare quell’elettorato su cui Orlando in passato ha esercitato il suo carisma, e che nel frattempo s’è perso dietro il carisma di qualcun altro.
Valicata la soglia dei trent’anni, Ferrandelli ha già quattro partiti alle spalle. Tutti del centrosinistra, bisogna pur dire. Ha già ucciso un bel po’ di padri, secondo una logica crudele ma a quanto pare inevitabile. Le generazioni che hanno preceduto la sua non l’hanno fatto e sono state saltate nel ricambio anagrafico. Niente cinquantenni di sinistra, nella Storia recente di Palermo: a perdere sono stati sempre i padri, nel frattempo diventati nonni. In ogni caso, ormai è tardi per rivendicare diritti di primogenitura.
Ferrandelli è un “giovane turco” di sinistra. Spregiudicato abbastanza da fregarsene delle riverenze e delle convenzioni, malgrado l’implacabile cravatta che ostenta in ogni occasione. È figlio politico di Borsellino e Orlando, e dopo averli giustamente onorati, li ha fatti fuori. C’è poi un altro padre, che non è stato ucciso ma è morto prematuramente: Angelo Ribaudo, suo mentore e amico, che non può più consigliargli di selezionare le frequentazioni. Di recente, per le pratiche di adozione si sono fatti avanti Cracolici e Lumia, e lui li ha accettati volentieri. Ma se è affamato e ambizioso come sembra, non si lascerà strumentalizzare. O forse sì: ma lo sapremo presto, prima di andare alle urne.
Finora il candidato del centrosinistra ha escluso compromissioni con l’MPA di Raffaele Lombardo e gli si deve credere, almeno fin quando indicherà i primi assessori. Lì si capirà se chi pensava di strumentalizzare Ferrandelli, in realtà è stato strumentalizzato ed è destinato, prima o poi, a fare la stessa fine dei genitori naturali. In fondo la prima volta che divenne sindaco, Orlando aveva 38 anni, e i suoi Grandi Elettori pensavano di poterlo manovrare a piacimento. La storia racconta che non è andata per niente così.
(...)
In un senso, Ferrandelli è nelle condizioni ideali: non deve nutrire devozione nei confronti di nessuno. Può tendere la mano agli sconfitti, anche a quei padri che ha ucciso, chiedendo di essere sostenuto lealmente, così come prevedono spirito e statuto delle Primarie.
Certo, non sarà facile convincere il popolo dei supporter, che si sente meno vincolato al fair play e sottotraccia continua a infierire sugli avversari. Chi ha perso perché ha perso, chi ha vinto perché ha vinto. I rispettivi sostenitori, in questi giorni post primarie, stanno continuando a dirsele di santa ragione. Si respira più che mai aria da guerra civile. Sarà difficile convincerli a mangiare nel piatto dove hanno sputato tutti.
Ma dobbiamo farcene una ragione: Ferrandelli rappresenta l’unica possibilità di aprire un paracadute per questa città che continua a precipitare da una decina d’anni. Siamo troppo morti di fame per poterci permettere di fare gli schifiltosi.

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Roberto Alajmo | 09/03/2012

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