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PALERMO, FAR WEST

(Oggi su Repubblica)

A Palermo un manipolo di lavoratori della Gesip ha esplorato la nuova frontiera del bricolage democratico chiudendo in una stanza mezzo consiglio comunale e costringendo gli ostaggi a votare il finanziamento dei loro stipendi. Dove la notizia rischia di non essere il sequestro di persona, ma il pagamento del riscatto. C’è da immaginare che il successo dell’operazione sia destinato a creare un’ondata di imitazioni: dai senzatetto a svariate categorie di indigenti, a Palermo abbondano le persone che aspettano di ottenere giustizia. Per loro, la strada è ormai segnata.
Nello stesso giorno del sequestro dei consiglieri, i negozianti di via Perpignano hanno invece sequestrato la circonvallazione, bloccandola per quattro ore. È successo che lo scorrimento del traffico sulla grande arteria, agevolato dalla chiusura degli attraversamenti, ha prodotto l’effetto collaterale di incidere sui loro affari. Il blocco è stato sciolto solo dopo la promessa di un incontro con l’assessore al traffico. Con l’aria che tira, non è da escludere che la congestione del traffico in circonvallazione venga ripristinata per non rovinare le rendite natalizie dei commercianti.
Insomma, le coincidenze sono troppe: ci troviamo di fronte a un’evoluzione del concetto stesso di democrazia, in direzione Far West. Si va verso un mondo nuovo, in cui per ottenere un supposto diritto basta picchiare abbastanza forte. Due ceffoni sono più eloquenti di qualsiasi voto di protesta, e offrono l’innegabile vantaggio di ottenere immediatamente il loro risultato.
Di questa forma di democrazia manesca i sintomi erano già affiorati, almeno da quando ogni vertenza riesce a ottenere riscontro mediatico solo quando lascia i binari della civiltà per deragliare su quelli dell’escandescenza.
(...)
Ma la recente escalation palermitana dimostra che adesso siamo di fronte a un modello di democrazia molto più avanzato. Una versione moderna della legge del più forte, una drastica mutazione del mugugno, un genere diffuso da sempre in Sicilia: purché non sfoci mai in conclamata rivoluzione. Tafferuglio, testata sul naso, gomme tagliate per sfregio: ma mai rivoluzione.
È un circolo vizioso difficile da disinnescare, considerato il clima di illegalità diffusa che si respira a Palermo. Non c’è bisogno di statistiche per accorgersi che mai in questa città la fiducia nelle istituzioni aveva raggiunto livelli così infimi. Quando viene rubata una moto o un’automobile, il proprietario manco pensa più a fare la denuncia. Il riflesso condizionato è andare da “qualcuno” che la restituisca in cambio di una certa cifra. Autoricettazione: un reato che abbiamo inventato a Palermo e che ben rappresenta lo scoramento dell’opinione pubblica nei confronti delle istituzioni.
(...)
Sarebbe interessante stabilire chi ha cominciato a instillare nell’opinione pubblica l’idea che chi picchia più forte può vantare maggiori diritti, che lo specifico individuale prevale comunque su qualsiasi pubblico interesse. Per capire le cause del deragliamento civile cui stiamo assistendo forse sarebbe interessante stabilire se fra i sequestratori del consiglio comunale si trovava pure qualche operaio che a suo tempo era stato assunto per intercessione di qualcuno degli stessi consiglieri sequestrati. Statisticamente l’ipotesi non è improbabile. Eccolo, il circolo vizioso: il clientelismo genera mostri che la politica poi non è in grado di gestire.

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Roberto Alajmo | 08/12/2010

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