NEANCHE LE LEGGENDE METROPOLITANE SONO PIU QUELLE DI UNA VOLTA
(Riceviamo e volentieri pubblichiamo)
Ci mancava la pantera di Borgo Nuovo, in effetti.
Nella zona di Roma già un paio di volte, in anni più o meno recenti, si è scatenata la caccia alla pantera, con relativa psicosi, e senza che mai se ne trovasse un esemplare.
A volte ritornano, magari con tempi, modalità e dislocazioni diverse. Finora a Palermo la pantera mancava allappello. Anche perché fino a qualche tempo fa le leggende metropolitane qui possedevano una loro specificità locale. Un classico sono le catacombe dei Beati Paoli. Oppure i cigni di Villa Giulia che sparivano, venivano rimpiazzati e sparivano nuovamente, perché servivano a sfamare una piccola comunità di diseredati. Cè poi la casa maledetta di via Principe di Scalea, a Mondello, dove da piccoli si scavalcava la palizzata gialla come prova di coraggio, e al minimo fruscio si piegava di corsa in ritirata. Oppure ancora la monachella del Massimo, anima in pena da quando il suo sepolcro venne sbancato per far posto alle fondamenta del teatro.
In altri casi la leggenda confina con la maldicenza, come quella del giacimento di scatole di mangime per gatti trovato nei pressi di un bar particolarmente rinomato per le sue arancine alla carne.
Forse la leggenda metropolitana più affascinante e originale fiorita a Palermo è quella del Principe della Pandolfina, che agli inizi del secolo scorso fece un voto e partì a piedi alla volta della Terrasanta per liberare il Santo Sepolcro senza muoversi mai dai dintorni della sua villa.
Leggende locali che magari nascevano attorno a un nocciolo di verità, e poi ognuno era libero di aggiungerci qualcosa di proprio.
In tempi recenti, tuttavia, anche la Sicilia è stata raggiunta da questa forma di antica modernità. Le leggende metropolitane fioriscono, ma ricalcano quelle già raccolte e raccontate altrove. Esiste, nel centro di Palermo, un popolare negozio di abbigliamento dove un certo camerino, nel reparto femminile, nasconderebbe una botola. Quando una bella ragazza entra a provare un vestito, la botola si apre e la ragazza scompare nel nulla. E guarda caso sono un paio i negozi che in via del Corso, a Roma, godono della stessa fama.
Cè poi la leggenda metropolitana più odiosa di tutte, quella della zingara che rapisce i bambini, di solito nel parcheggio di un supermercato. Mediamente una volta allanno i giornali ci ricascano, alimentando la paura xenofoba. E mai una volta che il tentativo di rapimento sia stato dimostrato.
La globalizzazione è arrivata pure in questo settore che sembrerebbe dover sfuggire alle regole di mercato. E anche Palermo sembra costituirsi al suo destino di periferia dellimpero, dove le mode arrivano con il ritardo che sempre contraddistingue le eterne provincie.

Roberto Alajmo | 03/07/2010
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