Questo sito utilizza cookie personalizzare la tua esperienza di navigazione del sito.
Per maggiori informazioni su come utilizzare e gestire i cookie, consulta l'Informativa sui cookie.
Chiudendo questa notifica o interagendo con questo sito acconsenti all'utilizzo dei cookie.


OK  INFORMATIVA  



Vai ai COMMENTI...

Ultimi commenti

Grazie Barbara. Vengo poco su questo sito,...
.:Roberto Alajmo | @:.
.:25/08/2021 | 19:27:29:.

È così:
“prima o poi ci si addormenta...

.:Barbara | @:.
.:22/08/2021 | 21:45:51:.

Immaginando fortemente
ho chiesto e...

.:Rosi | @:.
.:22/12/2020 | 11:27:18:.

La paura si inerpica tra di noi, sotto le...
.:Guglielmo | @:.
.:27/10/2020 | 12:20:26:.

Si', oggi il mondo è pieno di poeti che scrivono....
.:Rosi | @:.
.:27/09/2020 | 18:52:51:.

Vai ai COMMENTI...



Menu riservato:

il forum di Roberto Alajmo, scrittore





LA MADONNA DELLE MILIZIE A SCICLI

Se lo viene a sapere Adel Smith, l'intrepido difensore dell'ortodossia islamica, lo sparring partner ideale degli integralisti di segno cattolico, come minimo fa partire una denuncia di quelle con invito incorporato a "Porta a porta". Tutta pubblicità per lui, ma anche, indirettamente, per Scicli, il paese della provincia di Ragusa che ogni anno, l'ultimo sabato di maggio, ospita la festa della Madonna delle Milizie, detta familiarmente "I Mulìci". Quella che, seppure in assenza di stime ufficiali, si candida a essere la festa più politicamente scorretta del mondo. Di un razzismo così radicato da fare tenerezza, alla fin fine. A rischiare di apparire imbarazzante è soprattutto la statua della madonna in questione, unico esempio esistente di madre di Cristo in armi, con tanto di spada sguainata e corazza, e per giunta a cavallo. Più che una Madonna pare un San Giorgio, o addirittura Wonder-Woman, visto che le fattezze e i colori della statua sono più da cartone animato che da immagine devozionale. Ma quel che risulta ancora più imbarazzante è ciò che si trova sotto la statua di SuperMaria. Precisamente sotto il cavallo: una coppia di musulmani soccombenti che gli zoccoli stanno calpestando. Ce n'è abbastanza per suscitare l'indignazione di Adel Smith e il simmetrico entusiasmo di un'Oriana Fallaci. Qualche anno fa, quando cominciò a divampare la guerra fra Islam e civiltà occidentale, l'amministrazione comunale di Scicli tentò di mascherare il fercolo riempiendo la parte bassa di fiori, fino a sommergere le figure dei musulmani sconfitti. Meglio non gettare benzina sul fuoco mondiale, era il ragionamento. Ma Scicli è lontana dal resto del mondo, per cui adesso i fiori sono stati tolti, i mori sono ricomparsi, e la festa ha continuato a rispettare la sua cadenza annuale con piccolissimi ritocchi nel copione, fra cui una premessa in quattro lingue (fra cui l'arabo) in cui si mettono le mani avanti dichiarando che, a prescindere da tutto, Scicli vuole essere città di Pace.A parte questa excusatio non petita, la festa è vissuta dalla cittadinanza come un evento straordinario e consueto, straordinariamente consueto. Per gli sciclitani è un appuntamento immancabile, certi emigrati tornano apposta e si incontrano tutti quanti in Piazza Italia, che è uno degli scenari barocchi più belli di tutta la Sicilia. La festa consiste in una rappresentazione teatrale rievocativa dell'anno 1091, che però rovescia completamente la storia e il senso della storia stessa. Secondo questa rappresentazione, che di sacro ha solo il minimo indispensabile, sarebbero stati gli arabi a tentare la conquista di Sicilia, e i normanni a ricacciarli indietro. Vale a dire l'esatto contrario della realtà dei fatti. Probabilmente alla base della leggenda dev'esserci stata un'incursione di corsari saraceni spacciata per tentativo di re-reconquista da parte degli arabi. Insomma, non si capisce. In ogni caso, nel pieno della battaglia fra il condottiero maomettano Belcane e il cattolicissimo Conte Ruggero, a dirimere la questione si narra che intervenne personalmente lei, la tutt'altro che beata, e anzi bellicosissima, Vergine delle Milizie. Con un arbitro così di parte, Belcane ritirò la squadra e i cristiani vinsero facilmente a tavolino. Fine della (sacra) rappresentazione. Segue una processione molto poco seguita, a conferma del fatto che di religioso questa celebrazione possiede ben poco. E poi la banda, gli sbandieratori, e infine i fuochi artificiali. La sera della festa lo spettacolo si trova equamente distribuito fra il palco e la piazza sottostante. Metà paese è direttamente coinvolto nella messinscena, fra banda, coro e figuranti a vario titolo (ma a rappresentare i mori sono quasi solo bambini, perché appena crescono vogliono subito passare a interpretare il ruolo dei vincitori). Il resto della cittadinanza si limita ad assistere. La cosa si fa interessante quando si scopre che in piazza ci sono anche loro, gli infedeli. Individuarli non è facile, ma ci sono. Sono quelli che lavorano nelle serre. A Santa Croce Camerina, poco distante da Scicli, vive una numerosa comunità tunisina. Si tratta di una comunità a sé stante, che non interagisce con la gente del posto. I magrebini assistono alla festa, restando un po' in disparte, appoggiati ai muri delle case, a gruppi di due o tre. Non che sia facile distinguere il colorito dei loro volti da quello che contraddistingue i siciliani. Forse quello degli extracomunitari è un colore più antico, questo sì. Parlano fra loro, di tanto in tanto. Ridono poco, anche perché c'è poco da ridere: sul palco i loro antenati le prendono di santa ragione. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i discendenti, ma di fronte alle domande dirette si schermiscono, voltandosi dall'altra parte. Difficile interpretare il loro pensiero, ma forse un'ipotesi può essere riassunta con la formula: non m'importa, non sta a me giudicare le usanze della terra che mi sta ospitando, ma non chiedetemi nemmeno di recitare la parte del musulmano buono. È questa la terza ipotesi, oltre l'integrazione e oltre la tolleranza, la via siciliana alla risoluzione dei contrasti religiosi: la convivenza, ossia l'onesto compromesso cui converrebbe aspirare. Da come si sono messe le cose a livello mondiale, meglio accontentarsi. Giudizio: tre soli La festa, quest'anno: il 24 giugno, anziché in maggio per evitare la concomitanza con le elezioni regionali. Aeroporto più vicino: Catania, 130 chilometri, un'ora e mezza. Da cui si ricava: che a Scicli, estremo lembo sud d'Europa, non si passa mai andando da qualche parte. Bisogna andarci apposta. Altra festa popolare sciclitana: '"U Gioia", a Pasqua. Gioia è il vezzeggiativo attribuito alla statua di Cristo risorto. A questa festa è ispirata la canzone "L'Uomo Vivo (Inno al Gioia)" che si trova nell'ultimo album di Capossela. Altra iconografia originale: nella chiesa del Carmine si conserva una tela del seicento che raffigura un Cristo crocifisso senza uguali in Italia. Indossa una sorta di sottana ricamata che arriva quasi alle caviglie.

Condividi su:Condividi su: 
 Facebook  Twitter  Myspace  Google  Delicious  Digg  Linkedin  Reddit
Ok Notizie  Blinklist  Zic Zac  Technorati  Live  Yahoo  Segnalo  Up News

Roberto Alajmo | 25/03/2007

Letto [9794] volte | permaLINK | VIAGGI  



  << HALIMA E GLI ALTRI

SANTIAGO CALATRAVA: LA DANZA IMMOBILE >>