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L'INONDAZIONE

A un certo punto del telegiornale è spuntato un signore che aveva avuto la casa distrutta e la macchina portata via dall'inondazione. Aveva in mano una pala e indossava un paio di stivali di gomma molto alti. Al microfono di chi lo intervistava più o meno ha detto: ĞTutto quello che possedevo non c'è più, persino la mia camera da letto è invasa da mezzo metro di fango. Però ora ha smesso di piovere e vediamo cosa succederà. I conti li faremo quando l'acqua si sarà ritiratağ. Man mano che lui parlava l'inquadratura era andata stringendosi sulla sua faccia, per cui alla fine del discorso si vedeva solo quella. Una faccia dignitosamente demoralizzata, dove però era possibile ancora scorgere la curiosità di vivere abbastanza per sapere come andrà a finire. E io mi sono chiesto: di cosa sta parlando questo signore? In che sezione del telegiornale ci troviamo? È la pagina della cronaca o la pagina politica? Perché a pensarci bene il discorso dell'alluvionato poteva essere preso per una perfetta metafora politica. L'inondazione ha spazzato via quasi ogni cosa. Il fango che nasconde il terreno è una coltre spessa, che bisognerà prima o poi spazzare via; chissà quanto tempo ci vorrà e chissà se sotto sarà rimasto ancora qualcosa di salvabile. Noi stessi ci sentiamo stanchi, abbiamo gli stivali di gomma fino all'inguine e siamo dovuti salire su una sedia per non essere portati via anche noi dalla corrente. Però forse – forse – finalmente ha smesso di piovere.

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Roberto Alajmo | 10/02/2007

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