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E' stato il figlio


PALERMO: OVVERO L'ARTE DEL RATTOPPO

Nel caso che qualcuno si fosse distratto: il rinascimento di Palermo continua senza soste. L'ultimo rendiconto è spettato al settimanale Panorama, che in un reportage dello scorso luglio si è dilungato sulla qualità della vita e sui talenti palermitani ormai affermati in campo nazionale, sintomo sicuro di una vitalità culturale senza confronti. Solo che – se si esclude il sottoscritto, che ringrazia – la maggioranza delle persone citate erano palermitane d'origine, ma da tempo emigrate per riuscire a trovare una propria dimensione artistica o anche solo professionale. In realtà Palermo li divora, i suoi talenti. Li stermina chiedendo loro di mettersi al servizio del potere di turno. Altrimenti l'alternativa è sempre quella: emigrare. E dunque, a cosa serve tutto questo gran popò di Rinascimento se i Brunelleschi e i Donatello sono costretti a scappare dalla Firenze degli anni 2000? Al mito della Rivoluzione Permanente, qui in Sicilia abbiamo contrapposto il Rinascimento Permanente. La storia va avanti da parecchio tempo, ormai. Sono vent'anni almeno che stiamo rinascendo. Non facciamo altro che rinascere. Ogni estate Panorama o L'Espresso, alternativamente, mandano un inviato a sdilinquirsi sulla famosa rinascita di Palermo. Quello viene, gira, guarda, ammira, scrive e riparte. Spesso riparte prima ancora di scrivere. A parte i preconcetti dovuti all'appartenenza politica dei diversi inviati e delle rispettive testate di appartenenza, bisogna pur riconoscere che la città è capace di farsi amare a prima vista. Ma appunto: a prima vista. Alla prima uscita in compagnia di un nuovo potenziale corteggiatore, Palermo ha sempre l'accortezza di indossare un reggiseno push-up, di modo che il tizio è convinto di trovarsi di fronte a un paio di fantastiche tette. Naturalmente una brava ragazza non si fa toccare le tette alla prima uscita; fa un po' la preziosa, si nega. Al massimo, concede una palpatina da sopra il vestito. E in mancanza di controprove, la convinzione dell'inviato rimane quella: su Panorama e sull'Espresso, le tette di Palermo sono sempre salde e formidabili. Un ricorrente equivoco, per esempio, è rappresentato dalle impalcature della Vucciria, il più famoso e moribondo dei mercati di Palermo. Di solito, l'inviato che arriva rimane favorevolmente colpito dalle impalcature, scambiandole per altrettanti cantieri aperti. E lo scrive, naturalmente. Mica si pone il problema della differenza che esiste fra un cantiere e un transennamento. Perché di transenne si tratta, alla Vucciria. La discriminante fra i due generi è la presenza di persone al lavoro. Alla Vucciria non ce ne sono. Non ce ne sono mai. Sulle impalcature push-up della Vucciria non ci lavora mai nessuno perché il risanamento del centro storico è partito, sì, una ventina di anni fa: ma non è mai arrivato da nessuna parte. Periodicamente si torna a parlare di speculazioni nel centro storico, da parte di grosse società dietro le quali ci sarebbe questo e quello. Ma magari! Magari ci fosse questo genere di problemi. Magari vivere nel centro di Palermo risultasse così desiderabile da innescare speculazioni. Se esistono, sono speculazioni spericolate, ben lungi dal risultare redditizie, almeno per il momento. La realtà è che quei pochi che hanno ceduto al fascino romantico delle rovine transennate, se ne sono dovuti amaramente pentire. Chi ha comprato casa all'Albergheria o al Borgo Vecchio si trova a fare i conti con l'assenza di posteggi e con la pessima qualità dell'aria, oltre che con una microcriminalità incombente almeno quanto incombenti sono le offerte di protezione da parte dei personaggi più 'ntisi del quartiere. Non conosco nemmeno una persona che, dopo aver fatto il passo di andare a vivere nel centro storico, nel giro di qualche mese non abbia cominciato a capire di aver commesso un tremendo errore. Dopo essere stato a lungo il ricovero di diseredati ed extracomunitari, la zona del centro di Palermo, allo stato attuale, è un comprensorio di locali e localini più o meno alla moda, dove i giovani vanno a prendere una birra o a mangiare la sera. Nelle ore serali la cosiddetta movida palermitana in effetti può trarre in inganno. Ma poi tutta questa gente se ne torna alle rispettive case – molto più confortevoli, per quanto anonime – che si trovano nella parte residenziale della città. Mica è scemo: in sostanza, il palermitano si comporta da turista nella sua stessa città, godendosi il meglio e lasciando il peggio agli abitanti della zona. Bella forza venire a Palermo, visitare il suo centro storico e rimanerne incantati. Le rovine sono sempre molto pittoresche, e la combinazione con le zone transennate risulta ancor più rassicurante. Ci si può abbandonare a resoconti di viaggio molto toccanti e persino politicamente corretti, fidando sull'evidenza dei lavori in corso. Il turista e l'inviato vedono le transenne, le scambiano per cantieri e pensano: c'è qualcuno che si occupa degli abitanti di questo quartiere, e questo qualcuno si occupa pure di me, evitando che mi cada un calcinaccio sulla testa mentre scatto fotografie. Le foto dei mercati in rovina sono molto facili da fare, e a Palermo persino rassicuranti. Ma doverci vivere, in questo genere di posti, è una questione del tutto diversa. I palermitani leggono L'Espresso o Panorama, a estati alterne, con un misto di orgoglio e avvilimento. L'orgoglio è nei confronti del mondo: trovare il proprio appartamento su Vogue Casa può fare solo piacere. Dopo essersi un po' pavoneggiati, però, poi vanno a lavarsi le mani e scoprono che dal rubinetto della loro bellissima casa non esce acqua. Oppure: che nella zona residenziale più lussuosa della città, a Mondello, non ci sono le fogne. Le fogne di Mondello sono un sogno decennale che si propaga a macchia di leopardo, certe case sì e certe case no. Quando piove, in compenso, molto democraticamente tutti i tombini si trasformano in altrettanti geyser e le strade finiscono allagate. E questo, attenzione, nel quartiere più esclusivo della città. Per Palermo l'esortazione, quindi è duplice e paradossale, nel suo sdoppiamento. Ai turisti: accorrete numerosi. Ai residenti: scappiamocene il più presto possibile.

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Roberto Alajmo | 19/11/2006

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