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MANCO IL PUBBLICO DEVE STARE COMODO NELLE SUE IDEE

Si fa presto a dire: l'intervista deve essere scomoda.
Scomoda per chi?
Quella di Vespa al figlio di Riina era comodissima per Totò Junior, e va bene.
Esiste un modello di intervista scomoda da tenere presente oggi e sempre: quella che Peter Arnett fece a Saddam Hussein nel '91, già citata da Claudio Fava in questi giorni. Grazie alle domande di Arnett, Saddam si mostrò per quello che era: un dittatore sanguinario e ridicolo.
Era stato molto scomodo.
Ma a rimanere scomoda fu anche l'opinione pubblica statunitense. In quei giorni l'America era già in guerra contro l'Iraq, e molti si scandalizzarono perché secondo loro l'intervista rappresentava una forma di intelligenza col nemico. Il nemico si bombarda e basta, era il punto di vista della maggioranza degli americani.
Ecco allora la definizione di intervista scomoda: scomoda per chi viene intervistato ma anche per il pubblico dei lettori-spettatori, che non vogliono messe in dubbio le loro certezze.

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Roberto Alajmo | 09/04/2016

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