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TUTTO: TRANNE QUEL CHE SERVE

In giro per il mondo, si incontrano ancora persone che parlano italiano. Addirittura: che lo studiano.
Chi conosce lo stato di decadenza in cui versa il nostro Paese si meraviglia che la lingua di Dante possegga qualche attrattiva internazionale.
Indagando, spuntano tre ordini di motivazione.
L’arte antica, il melodramma, la cucina.
Tre campi per i quali l’Italia rappresenta agli occhi del mondo, ancora oggi, l’eccellenza assoluta.
E noi? Gli italiani che coltivano queste tre materie lo fanno in maniera del tutto extracurricolare, senza che nessuno stimolo provenga dai programmi scolastici.
Nei licei la musica viene ignorata integralmente. L’ora d’arte, che sopravvive solo al Classico, è paragonabile per rilievo a quella di religione: ci manca solo che sia facoltativa. Di gastronomia non se ne deve poi parlare: quella è una sfera integralmente delegata alla famiglia.
Una volta un improbabile direttore dell’istituto di cultura italiano a Parigi mi scandalizzò dichiarando: che c’entra la lingua italiana con la cultura italiana?
Eppure aveva anche più ragione di quanto credesse: che c’entra la cultura italiana con la cultura italiana?

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Roberto Alajmo | 10/10/2012

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