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COMMA 22 ALL’ITALIANA

(Oggi su Repubblica)
Tre giorni fa, ammettiamolo, tutti avevamo pensato per un attimo di vivere nel migliore dei mondi possibili. È stato quando hanno diramato la notizia secondo cui i rappresentanti di tutte le regioni italiane si erano resi disponibili - all’unanimità! – per ospitare ciascuno una quota degli immigrati in arrivo dal Nord-Africa. Il Piano dei Cinquantamila, avevano titolato giornali e telegiornali. C’era anche un accordo sulle percentuali: ciascuna regione ne avrebbe accolto in proporzione alla popolazione residente. L’annuncio ufficiale era stato dato dal Ministro dell’Interno Maroni, e leggendo tutti ci eravamo sentiti molto orgogliosi di essere italiani.
Ma doveva essere ancora effetto della recente festa dell’Unità Nazionale, e si vede che nel giro di tre giorni i benefici effetti di quella celebrazione devono essersi già squagliati, perché da allora non è successo nient’altro. O quasi: ieri cinquecento immigrati sono stati portati a Mineo, dove il sindaco ha cominciato a protestare, sospettando di essere stato fregato con un piano che prevede un solo sito di solidarietà: quello sotto casa sua. A suo tempo, mischino sindaco, gli avevano rifilato anche un “Patto territoriale per la sicurezza” di cui si sono perse le tracce. I cinquecento trasferiti a Mineo, peraltro, sono stati prontamente rimpiazzati a Lampedusa da altrettanti immigrati sbarcati nel frattempo. Punto e a capo.
In realtà, qualche scricchiolio dal fronte della solidarietà di patria si era sentito quasi subito, quando il governatore del Veneto Zaia aveva precisato che la sua regione avrebbe accettato solo richiedenti asilo. Da fonte sempre governativa si è appreso pure quanti sono attualmente i richiedenti asilo: zero. Per richiedenti asilo si intendono solo quelli che provengono da paesi dove sia in corso una guerra. Cioè, al momento, la Libia. I seimila, finora, di Lampedusa sono quasi tutti tunisini. E siccome in Tunisia non c’è la guerra, questi seimila sono tutti clandestini. Seguendo il filo di questo ragionamento se ne ricava che quando i richiedenti asilo libici finalmente arriveranno, anche loro non potranno essere accolti, perché la guerra a quel punto sarà finita e quindi saranno tornati a essere semplici clandestini. Una specie di Comma 22 all’italiana: sono richiedenti asilo quelli che scappano dalla guerra, ma se sono riusciti a scappare da una guerra significa che la guerra è finita. Per cui: restino a casa loro.
Il problema è che quelli a casa loro non ci restano. Se ne fregano - vastasi! – del Comma 22. La Tunisia accetta di rimpatriarne cinque al giorno, a fronte di circa cinquecento che quotidianamente arrivano a Lampedusa. Il Ministro Maroni, capendo che così non si può andare avanti, ha detto ghe pensi mi, preannunciando una sua personale missione in Tunisia. Si ignora su che basi speri di convincere i nuovi governanti tunisini a riprendersi i fuggiaschi, e comunque fino a questo momento il Ministro non ha trovato il tempo di andare.
L’altro ministro coinvolto è quello della Difesa La Russa, il quale ha annunciato in questa fase, che definisce “transitoria”, di aver messo a disposizione un’altra area militare, questa volta a Marsala.
In sintesi: Lampedusa, Mineo, Marsala. Gli immigrati che arrivano vengono rimpallati da un angolo all’altro della Sicilia. Alcuni sono stati trasferiti in Puglia e in Calabria. Ma l’unica cosa certa è che, almeno fin quando non si riuscirà a individuare un Richiedente Asilo a Denominazione d’Origine Controllata e Certificata, quelli che arrivano sono tutti Clandestini e, come tali, destinati a restare in Sicilia o al Sud. Come massima concessione si è accennato anche a un centro di accoglienza nella rossa Toscana: purché lontano dal sacro suolo padano.

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Roberto Alajmo | 25/03/2011

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