TU QUOQUE, FRANCESCO
Non mi scandalizzo tanto della rimozione di monsignor Charamsa.
Il Vaticano è il Vaticano, e se decidi di aderire facendoti addirittura prete, devi accettarne le regole, compreso il voto di castità.
Mi scandalizzo molto di più per la pretesa della diocesi di Bologna di denunciare come nullo il matrimonio civile di Simona Vinci, che ha pubblicamente scritto di sposarsi (in municipio) solo per garantire i diritti del proprio figlio.
In questo caso la Chiesa pretende di ingerire non solo nella vita dei suoi adepti, ma anche sulle coscienze di chi non c'entra niente.
In entrambi i casi, comunque, il Vaticano contesta non tanto il peccato, quanto l'onestà di portarlo a conoscenza dell'opinione pubblica. Ci sono migliaia di preti omosessuali in giro per il mondo, e s'è visto che quelli pedofili non sono nemmeno pochi. Ma non lo dicono, e vivono felici.
Alla stessa maniera migliaia di coppie si sposano civilmente con le stesse motivazioni della Vinci: ma lei ha commesso il peccato imperdonabile di ammetterlo.
A questo classico dell'ipocrisia si riduce la morale cattolica: si fa ma non si dice.

Roberto Alajmo | 05/10/2015
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