LIBERO STATO IN LIBERA CHIESA
Nei giorni del Ruini triumphans, dell'incondizionata obbedienza dell'elettorato italiano ai precetti vescovili, dalla Sicilia arrivano segnali in controtendenza. Succede che l'arcivescovo di Monreale si ritrovi a fronteggiare una rivolta popolare per aver ordinato un avvicendamento di parroci che riguarda due piccoli centri, Cinisi e Altofonte. Per quello che in ambito calcistico sarebbe un semplice scambio di fasce laterali, un alto prelato viene quasi fisicamente strattonato dai suoi fedeli. Sul perché in Sicilia si verifichino ogni tanto questo genere di insurrezioni, e con motivazioni del genere, ogni ipotesi è plausibile. Di sicuro ci sono solo i manifesti, la raccolta di firme, le delegazioni, le trasferte collettive, le manifestazioni di sagrato. Cercando di cavalcare l'indignazione della cittadinanza il consiglio comunale si riunisce, il vicepresidente del consiglio provinciale sente il bisogno di pronunciarsi: il che si configura come una vera e propria invasione di campo, un'ingerenza uguale e contraria a quella dei vescovi nella vita politica italiana. Per uno spirito laico è difficile leggere in filigrana queste manifestazioni di rumoroso dissenso, tanto più in una terra abitualmente così docile alla sottomissione. A qualsiasi sottomissione. E tanto più in un momento in cui l'Italia pare trasformata in una foresteria del Vaticano. Ma dev'essere proprio vero: le vie del Signore sono imperscrutabili e infinite, quasi quanto quelle della Sua chiesa.
Roberto Alajmo | 15/06/2005
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