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ABBIATE PAZIENZA, AMICI COMMERCIANTI: NOI SIAMO DI PIU'

(Da Repubblica)
Quando le cose vanno male conviene aggrapparsi a ogni barlume di speranza. In mezzo alle grida e ai lamenti, riuscire ad ascoltare i bisbigli della società, e cercare almeno qualche motivo di ottimismo. Visto soprattutto che l’Apocalisse dei Maya, annunciata a livello globale per il prossimo dicembre, a quanto pare ha deciso di fare la sua anteprima proprio a Palermo.
In mezzo ai molti ed enormi problemi con cui la cittadinanza deve misurarsi in questo periodo, l’isola pedonale di Mondello può apparire come un piccolo focolaio di polemiche. Quando manca il pane, le rose di solito vengono considerate un lusso. Però la storia, anche la storia di Palermo, dice che non è così.
Breve riassunto. Dopo aver sperimentato nell’ultimo scorcio d’estate una chiusura al traffico della piazza di Mondello con modalità estremamente timide, adesso si parla di riproporla in forma diversa e ampliata per i mesi autunnali. Il riflesso condizionato, quando si parla di isole pedonali, è sempre identico, e va sotto la semplificazione giornalistica dal titolo “I Commercianti Insorgono”. A parte che, però, ci sono commercianti e commercianti, ci sono anche cittadini e cittadini. Per ogni manipolo di scontenti disponibili a fare le barricate, ci sono migliaia di altre persone che avrebbero piacere a fare una passeggiata sul lungomare di Mondello sgomberato dalle automobili.
Fino ad oggi il problema è stato che faceva molto più rumore la minoranza di barricaderi, di fronte al silenzio della maggioranza. Un silenzio depresso e impotente, visto che poi gli interessi della minoranza rumorosa tendono a prevalere quasi sempre. La novità è che stavolta la società civile ha cominciato a farsi sentire. I messaggi sul sito di Repubblica sono pressoché tutti dello stesso segno: l’isola pedonale viene considerato un contributo di civiltà e bellezza – se civiltà e bellezza sono parole che ancora contano, in questa città - che travalica gli interessi dei singoli.
(A parte il fatto che questi interessi sono tutti da dimostrare: e in questo senso il Comune dovrebbe farsi promotore di un incontro fra i commercianti dissidenti di Mondello e quelli ex dissidenti di Via Principe di Belmonte, che malgrado le loro previsioni funeste, i cortei, le minacce di licenziamento, oggi hanno moltiplicato esponenzialmente il loro reddito. Chi trent’anni fa gestiva un panificio e minacciava di chiudere, oggi possiede uno dei caffè più lussuosi della città: provate a proporre oggi ai commercianti di via Belmonte di abolire l’isola pedonale).
La democrazia internettiana ha certamente molti difetti, ma riesce a dare consistenza a certi umori della società che fino a qualche tempo fa rimanevano inespressi. Dallo stato gassoso in cui si sono sempre trovati, i desideri della maggioranza cominciano a prendere consistenza almeno liquida. Per arrivare a quella solida bisognerebbe immaginare, di fronte alle manifestazioni di protesta dei commercianti avversi all’isola pedonale, una contromanifestazione di consenso: cittadini qualsiasi, abitanti di Mondello o del mondo che rivendicano il loro diritto a fruire del lungomare senza traffico. Un’utopia, considerato che gli interessi economici di pochi tendono comunque ad assumere una consistenza più che solida. Ma un’utopia che, sulla base di qualche sintomo, può diventare concreta.
L’isola pedonale di Mondello è un piccolo caso, ma molto significativo. Gli interessi, anche legittimi, dei lavoratori della Gesip non possono prendere in ostaggio la convivenza civile di un’intera comunità. Pure su questo terreno il malcontento dei cittadini tende ad affiorare sempre più spesso. E di esempi del genere se ne possono fare tanti.
Riflettendoci sopra, è facile accorgersi che è l’Italia intera ad aver subito una degenerazione negli ultimi cinquant’anni proprio per avere anteposto gli interessi forti di pochi al concetto di bene comune. E figuriamoci in Sicilia, dove parlare di bene comune equivale a una bestemmia davanti al Papa.
No: non ci sono molti motivi per stare allegri. Ma se la minoranza silenziosa riuscisse a trovare il modo per diventare massa critica e far pesare i propri interessi, allora sì: forse l’inversione di tendenza smetterebbe di esser un’utopia.

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Roberto Alajmo | 22/09/2012

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