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SI SALVI CHI PUO'

(Da Il Mattino)
Nel rimpallo dell’apocalisse fra le Due Sicilie, quest’estate il fiammifero acceso è rimasto alla Sicilia propriamente detta, che allo tsunami della spazzatura aggiunge il colpo di grazia degli incendi. L’accoppiata fra le due calamità genera uno scenario infernale, da ultimi giorni dell’umanità. In queste ore i siciliani si stanno convincendo che la fine del mondo profetizzata dai Maya per il dicembre 2012 preveda un’anteprima estiva, una specie di work-in-progress messo in scena proprio nella loro isola.
L’Apocalisse estiva siciliana possiede uno specifico che consiste nell’assenza di qualsiasi forma di governo. Nessuno sembra in grado di limitare i danni. Un po’, certo, è la sensazione prodotta dalle recenti dimissioni del presidente della Regione Raffaele Lombardo, che però anche quando era in carica non aveva dimostrato grande determinazione nel risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti. O quello dei forestali, un serbatoio di voti formato da personale con compiti anti-incendio mantenuto in perenne stato di precarietà. I forestali vengono chiamati a spegnere gli incendi quando ce ne sono: col risultato che le fiamme, alla prima giornata di scirocco, scoppiano invariabilmente. Destino, cause naturali o fame di lavoro: libero ognuno di immaginare quale sia la causa primaria dei fuochi estivi.
Incendi e spazzatura sono disastri che si incrociano poi a Palermo, la città che da sempre è esasperazione della Sicilia, che a sua volta è esasperazione di tutto il Sud, che a sua volta è esasperazione dell’Italia intera. Mentre se ne va in fiamme la discarica cittadina, nel capoluogo si è creata una surreale situazione per cui il Comune, pur essendo titolare dell’azienda per l’igiene ambientale, non ne può determinare l’operato. L’Amia, infatti, è da tempo commissariata per la cattiva gestione degli ultimi dieci anni. Orlando insomma ci perde la faccia, ma non può fare altro che invocare il commissariamento dei commissari. Una situazione pirandelliana che ben rappresenta la deriva amministrativa siciliana degli ultimi mesi. Non che in passato le responsabilità siano mai state lampanti, ma adesso risalire alle cause del naufragio di un’intera regione risulta pressoché impossibile, col risultato di ricadere nel vizio del tutti colpevoli-nessun colpevole. Nemmeno la cittadinanza, che pure subisce i danni maggiori, può dichiararsi semplice vittima. È invece colpevole avendo eletto, decennio dopo decennio, una classe dirigente che ogni volta rappresentava la degenerazione di quella precedente. Ma non solo: l’anarchia igienica palermitana ha come principali responsabili i cittadini stessi, che si adagiano sul disastro amministrativo aggiungendo senza criterio il proprio sacchetto di immondizia, non solo metaforico, a tutto il lerciume preesistente. E poi dando fuoco alla catasta che si è venuta a creare.
A monte di tutto il danno esiste una perversione mentale che è tipica, e consiste nel disprezzare tutto ciò che avviene al di fuori dalla propria cerchia familiare e abitativa. Oltre l’uscio di casa, già sul pianerottolo, per noi siciliani è già terra di nessuno. Salvo poi il diritto di lamentarsi dell’andazzo complessivo.
Inutile provarci: questa è l’intossicazione primaria del pensiero siciliano. E si configura come la classica profezia che si autoverifica. Più le cose vanno male, più andranno male, nella convinzione che nulla si possa fare per aggiustare la rotta di quest’isola che, come la Zattera della Medusa, ha perso il comandante e persino, a quanto sembra, il timone di se stessa.

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Roberto Alajmo | 09/08/2012

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