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DANKE, FRAU OLIVERI

(Scritto per il compleanno del Goethe Institut)
C’era, al Goethe di via Vaccarini, una specie di miniera. Un giacimento di dischi: musica classica tedesca, cioè la massima parte della musica classica. Fra Haendel e Wagner, tutto quello che un neofita poteva desiderare. E li prestavano anche. Non più di uno alla volta, ma li prestavano. Il che era quasi impensabile, considerato che si trattava di dischi in vinile, molto deteriorabili.
Il sottoscritto andava ogni volta al Goethe con una certa apprensione. Non capendo una parola di tedesco mi sentivo abusivo, né la gentilezza delle signore impiegate mi rassicurava poi tanto. Sembravano così dolci, ma avrebbero potuto cominciare a parlarmi in tedesco da un momento all’altro.
Insomma, prendevo a prestito, tornavo a casa e registravo ogni cosa in una cassetta Basf da quarantacinque minuti, di quelle garantite a lunga conservazione. (Vuol dire niente: dopo sei mesi il nastro era ridotto a stella filante).
Era un gran sollievo finanziario poter registrare gratuitamente la Messa in Si Minore di Bach in uno di quei fantastici cofanetti grigi della Archiv, diretta da Karl Richter, consiglio personale di Frau Oliveri.
Ecco perché quando il Goethe Institut chiama io corro sempre: per sdebitarmi. Se non ci fosse stata Frau Olivieri e quel giacimento di vinile oggi io, fra l’altro, non saprei che portento è la Messa in Si Minore.

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Roberto Alajmo | 22/10/2012

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