LA STAMPELLA CULTURALE
(Un estratto dell'articolo di oggi su Repubblica)
Il Comune non paga e il teatro Biondo Stabile di Palermo sospende le proprie attività. Parrebbe a prima vista solo una declinazione locale della protesta che in questi mesi agita il mondo dello spettacolo di fronte al taglio dei finanziamenti da parte del Governo. Ma nella sua smania di protagonismo capita a questa città di volere a tutti i costi distinguersi: e quandanche fosse nel peggio.
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Breve riassunto delle puntate precedenti. Lo Stabile di Palermo è diretto in maniera pressoché ininterrotta, fin dal tempo della fondazione, dalla stessa persona: Pietro Carriglio. Luomo che negli anni ha avuto la fortuna di trovarsi quasi sempre in sintonia con le amministrazioni locali e nazionali. Per lunghi periodi i soci finanziatori del Teatro Stato, Regione, Provincia, Comune erano riconducibili tutti alla stessa parte politica: la sua. Un allineamento formidabile, che anche nei momenti di difficoltà ha consentito al Biondo di galleggiare, se non altro.
In particolare, il direttore dello Stabile è stato un grande sostenitore dellattuale sindaco di Palermo, Diego Cammarata. E viceversa. A un certo punto questultimo lo aveva anche nominato sovrintendente del teatro Massimo, e si poteva dire che sul regno teatrale di Carriglio non tramontasse mai il sole.
In generale, Carriglio è emanazione proprio di quella parte politica che ha tagliato i fondi allo spettacolo e non perde occasione per trattare la cultura come un trastullo da comunisti.
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Adesso, di fronte allinadempienza dellamministrazione comunale e alloffensiva dei tagli governativi, Carriglio ha deciso di mantenere un profilo basso. Lascia che siano i suoi collaboratori e dipendenti a indignarsi, preoccuparsi e pubblicamente esporsi.
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Si intuisce limbarazzo del direttore dello Stabile, tradito proprio dagli affetti politici su cui tanto e sempre aveva fatto affidamento. Il massimo della solidarietà allintellettuale che si sente tradito. In cambio della comprensione ci si aspetterebbe però da Carriglio, in questo frangente, una pubblica autocritica. Qualcosa che almeno aiuti la cittadinanza a fare provvista di memoria, se non altro in conto future spettanze elettorali. Qualcosa tipo: scusate, le persone che vi avevo presentato erano impresentabili. Le persone che avevo accreditato si sono rivelate del tutto prive di credito.
A Pietro Carriglio va riconosciuto il merito di aver creato a Palermo il teatro Stabile e di averlo condotto per tanti anni con risultati che ognuno saprà giudicare liberamente.
Ma una persona di cultura come lui dovrebbe trarre da questa vicenda tutte le conseguenze del caso. Disse di lui una volta Salvo Licata: è ugualmente devoto a Shakespeare e a Salvo Lima. E Salvo Licata era suo amico. Ecco, forse: per Carriglio è arrivato il momento di fare una scelta. O Shakespeare o Salvo Lima. Il direttore dello Stabile possiede letà, il prestigio e la cultura che gli consentirebbero gesti esemplari, al limite delleroismo.
A fronte del suo confitto di interessi, oltre che sospendere lattività del teatro, Carriglio potrebbe cogliere loccasione per mettersi una mano sulla coscienza e assumere una decisione che richiamerebbe davvero lattenzione nazionale sullintera crisi dello spettacolo, non solo su quella dello Stabile di Palermo. Spiazzare tutti. Smentire chi lo descrive come tenacemente dedito alla gestione del potere. Mettere in gioco se stesso con una scelta che nel panorama stantio del teatro italiano sarebbe una prima assoluta di enorme richiamo. Vale a dire: dimettersi.

Roberto Alajmo | 08/01/2011
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