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BEATA SPERANZA

(Da Repubblica)
Nella necessità di crearti una informazione su misura tu, lettore benintenzionato, sei costretto ogni giorno a una specie di bricolage. A livello locale ti serve almeno un quotidiano (due se non rinunzi alla voluttà dei necrologi), quel minimo indispensabile di televisione e soprattutto dosi massicce di internet. I problemi nascono al momento di vagliare le singole informazioni pescate sulla Rete e quando si tratta di calibrare la percezione delle stesse notizie.
Esempio: nell’assemblaggio della tua personale rassegna stampa ti capita di imbatterti nel titolo d’apertura di un sito d’informazione: “Palermo, bufera al Comune: bocciato l'assestamento, si rischia la paralisi”. E magari il titolista pensava a qualcosa di allarmante, che fosse in grado di farti saltare dalla sedia e urlare come Peter Finch in “Quinto potere”: Sono incazzato nero e tutto questo non lo sopporterò più.
A leggere il pezzo in effetti ci sarebbe abbondantemente materiale per cui indignarsi.
...
Il Comune non ha più una lira da spendere. Né albero di Natale in piazza, né riscaldamento nelle scuole, né retta per gli anziani in casa di riposo, né nuovi compattatori per la spazzatura, né autobus, né centraline antismog, né visite fiscali ai dipendenti che si assentano dal lavoro, né fondi per il rinnovo dei contratti per un paio di superburocrati.
Insomma, il quadro è variegato ma abbastanza desolante da meritarsi un titolo allarmista. E tuttavia, il momento è quello che è, tutt’altro che allegro. Per cui ogni occasione è buona per sforzarti di vedere il bicchiere mezzo pieno.
...
Tu, in quanto cittadino speranzoso alla ricerca di un minimo pretesto per l’ottimismo, nel caso della vicenda dell’assestamento di bilancio ti aggrappi disperatamente alla seconda parte del titolo, ovvero: “Si rischia la paralisi”. “Si rischia” significa che ancora non si registra una paralisi totale della città. Strano, perché a te pareva che Palermo fosse nella fase terminale di una orribile malattia invalidante, di quelle che un po’ alla volta impediscono qualsiasi movimento, anche minimo. Viceversa, a leggere quel titolo ti pare di vedere una piccola luce. Tutto, piuttosto che il ghigno da paresi che la città mostra ormai in ogni occasione. Tutto, tranne il pensiero che la paraplegia rappresenti una sorte ineluttabile e definitiva. Capita spesso ai parenti degli ammalati di questo genere di tremende malattie. È un riflesso naturale e umanamente comprensibile. Può essere la notizia incontrollata secondo cui in qualche laboratorio oltreoceano si sta sperimentando una cura miracolosa, che presto sarà disponibile in tutte le farmacie. Internet pullula di questo genere di informazioni. O magari può darsi che la diagnosi dei medici fosse sbagliata. Forse esiste ancora un esame da fare, un’analisi del sangue che potrebbe smentire la diagnosi infausta alla quale ormai eri rassegnato. Esiste ancora una speranza in cui credere oltre ogni evidenza. Credo quia absurdum. Per quanto ai tuoi stessi occhi appaia assurdo, c’è qualcosa che ti spinge a crederci e sperare ancora.
Rallegrati, dunque: rischi di restare paralizzato.

(Nella foto sotto: "Potrebbe andare peggio, potrebbe piovere").

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Roberto Alajmo | 02/12/2010

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