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LE CENERI DI PIRANDELLO


APPUNTI DI VIAGGIO: NEW YORK

A New York non c’è nessuno che possa vantare un’anzianità familiare superiore ai duecento anni. Nessuno che abbia le radici veramente salde. Neppure gli indiani che vendettero Manhatthan per un pugno di perline colorate erano indigeni in senso stretto: anche loro venivano da qualche altra parte. Allo stesso modo oggi nessuno può dire di essere newyorkese da più di quattro generazioni.
Questo provoca un attaccamento morboso alla proprie precarie radici. Ogni singolo monumento che abbia più di cento anni viene valorizzato come se fosse il Colosseo. In molti suoi tratti NY sembra una città ferma nel tempo. Sembra un paradosso, detto di una città che viene considerata il simbolo della modernità. Ma è così. È come se dicessero: questa è la nostra cultura, questa è la nostra identità e a questa abbiamo il dovere di aggrapparci.
Non serve nascondersi dietro al dito secondo cui NY sarebbe un’isola diversa rispetto al resto degli Usa. Un senso di accerchiamento pervade i suoi abitanti, tanto più dopo l’Undici Settembre. E sentirsi assediati non fa altro che consentire all’assedio di stringersi ancora di più.
I turisti vanno a vedere Ground Zero e rimangono dietro alle transenne alte e schermate per cercare di immaginare quel che era fino al 2001. Ci sono anche dei pannelli che spiegano come sarà il sito in futuro, dopo gli interventi dei migliori architetti del mondo. Nel frattempo, i turisti ammirano il nulla. Cercano di commuoversi per il rudere di un mezzo muro così come ai Fori Romani un capitello atterrato dovrebbe evocare l’intera civiltà classica. Ecco: Groud Zero è l’equivalente americano di quel che i ruderi classici rappresentano per la civiltà europea.

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Roberto Alajmo | 02/01/2011

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