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COPERTINA MATTO AFFOGATO


SPECIFICARE, PREGO

Sergio Marchionne non poteva scegliere meglio il contesto della sua svolta buonista: il Meeting di Rimini, che da anni rappresenta il Parnaso del Generico, l’Olimpo della Vaghezza. Basta andar lì e proclamare “la mamma è buona” per garantirsi un titolo cubitale.
Basta conflitti padroni-operai, è la sintesi giornalistica. Né leggendo gli articoli si capisce meglio in cosa consista questa cessazione delle ostilità di classe.
Il plauso quasi generale che ha accolto la sortita del Gran Capo della Fiat era inevitabile: chi può essere a favore dello scontro sociale? Nemmeno si può negare che i sindacati in Italia si siano trasformati col tempo in sultanati indipendenti, sempre schierati a tutela dei privilegi propri e dei propri vertici.
Ma cosa intende esattamente Marchionne dicendo che la convenzionale barriera fra padroni e operai deve cadere?
Vuole schierarsi alla catena di montaggio e cedere la guida della Fiat a un metalmeccanico? Vuole stringere la forbice fra lo stipendio più alto e quello più basso, che negli ultimi trent’anni nelle aziende italiane si è allargata a dismisura? Vuole, magari come segno di buona volontà, rispettare la sentenza della magistratura che ordina di riassumere i tre operai licenziati a Melfi?
In attesa di questa meravigliosa Industrial Age of Acquarius, conviene aggrapparsi alla vetero-certezza dei diritto e dei diritti.

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Roberto Alajmo | 28/08/2010

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