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SERENDIPITY

Da profeta che era in un primo momento, nel giro di ventiquattr’ore Giuliani è passato a incarnare, all’occhio dell’opinione pubblica più illuminata, il prototipo del dilettante spericolato. Viene fatto l’esempio del dottor Di Bella e della sua cura contro il cancro, che a suo tempo fu oggetto di una meschina speculazione politica. Anche quella volta la comunità scientifica fece quadrato, ma questo non servì ad arginare l’ondata demagogica. Oggi nessuno quasi si ricorda più della miracolosa cura Di Bella perché contro il cancro, semplicemente, non serviva. E forse anche Giuliani è un visionario della stessa razza. Ciò che colpisce nel monolitico fronte della comunità scientifica è l’assoluta certezza che non possa esistere progresso fuori dall’Accademia. Che non possa esistere una scoperta scientifica dovuta almeno in parte a quella che gli inglesi chiamano serendipity, ossia “trovare (quasi) senza cercare”. Oppure, in un’altra accezione: trovare in un posto dove gli altri non hanno ritenuto di cercare. Ecco: questo tipo di certezze assolute mi rendono perplesso. Ai miei occhi si somiglia chi crede fermamente nell’esistenza di dio e chi invece lo esclude per principio. In certi casi forse bisognerebbe ammettere di non avere informazioni a sufficienza per dare un giudizio troppo categorico.

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Roberto Alajmo | 08/04/2009

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