SENZA RANCORE, JOHNNY
La schiumarola casuale della mia memoria oggi intercetta una intervista a Johnny Hallyday che risale a più o meno cinquantanni fa. Era su una rivista finita sotto i miei occhi di bambino nellanticamera di un dottore. Mi aveva colpito perché accomunava il cantante francese al mio grande amore dinfanzia, Sylvie Vartan, che in quegli anni, forse in attesa che io crescessi, era fidanzata con lui.
Il succo dellintervista era, più o meno: Non vogliamo invecchiare. Vivremo fino a quarantanni, e poi ci toglieremo di torno.
Se era una minaccia, nella mia testa di bambino la cosa pareva una minaccia inconsistente: fino a quarantanni, nientemeno. I loro quarantanni, e figuriamoci i miei, sembravano una scadenza talmente lontana nel tempo da sembrare irreale.
Constato adesso che poi a quarantanni nessuno - né Johnny Hallyday, né Sylvie Vartan, né tantomeno io - si è tolto di torno. A consuntivo, lui ha avuto un bonus di trentasei anni, di cui ha fatto luso più utile e piacevole possibile.
Va bene così. Sono contento che se la sia goduta.
Lo dico perché non si pensi che gli serbassi ancora rancore, per quel vecchio discorso di Sylvie.