COME MOURINHO DOPO IL TRIPLETE, PER CAPIRCI
Provo a sviluppare un moncherino del ragionamento di qualche giorno fa, quando accennavo all'idea di restare a Palermo "per rifarmi". Di solito è il riflesso condizionato del giocatore incallito, che più perde, più prova a rifarsi.
Nella fattispecie: rifarmi dell'investimento emotivo, intanto. Su Palermo ho investito molto, ma molto ne ho anche ricevuto in termini di ispirazione e gratificazione professionale.
Tuttavia c'è anche lo stento. Certe volte è come se la colonna atmosferica sulla Sicilia pesasse più che altrove, e per questo ogni risultato costasse dieci volte più fatica rispetto a qualsiasi altro posto al mondo.
Allora diventa naturale immaginare come sarebbe muoversi in una dimensione diversa, magari in assenza di gravità, ottenendo risultati proporzionali allo sforzo profuso. E' su questo punto che si rimane frustrati, e ci si accanisce a volersi rifare, e l'accanimento prevale su ogni pulsione centrifuga.
Non capisco quando qualcuno dice, scrive: se vincono quelli me ne vado dalla Sicilia/dall'Italia.
A me la voglia di rifarmi viene quando perdo. E' quando vinco, che vorrei scappare via.