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il forum di Roberto Alajmo, scrittore





CARO SINDACO ORLANDO...

...le scrivo nella mia veste di ciclista amatoriale, e le scrivo come un compagno, un collega, un amico, perché so che qualche mese fa si è lasciato convincere dalla scrittrice Daniela Gambino a fare assieme a lei una passeggiata in bicicletta lungo le vie di Palermo. Innanzi tutto mi voglio congratulare con Lei per come si è voluto mescolare a questa infelice minoranza di cittadini che ogni giorno affrontano il traffico per andare al lavoro senza adoperare l’automobile. Infelice, e perversa minoranza. Perversa, perché adoperare la bicicletta a Palermo è un’aggravante di quella variazione del masochismo che è vivere, a Palermo. Come se non bastasse la residenza: anche la bicicletta. Oltre, ci sono solo forme estreme e innominabili di autolesionismo.
Minoranza, s’è detto. Ma mica tanto. Di sicuro, minoranza in crescita esponenziale. Ha visto quanta gente, sempre più gente, ogni giorno sfida gli sportelli d’auto in seconda fila che si spalancano all’improvviso? I ciclisti anche a Palermo stanno diventando sempre di più. E tanti di più saranno in futuro, considerato che la bici non consuma, non inquina e fa bene alla salute. Oltretutto la nostra città è il larga parte pianeggiante, le salite sono morbide come il clima, e questo rende la bici un mezzo fantastico, rilassante e alla lunga persino riposante.
Sono sicuro che Lei stesso, nella passeggiata che ha fatto, ha potuto osservare la città da una prospettiva diversa, e mi risulta che le siano stati ben spiegati i problemi che comporta adoperare le due ruote in un posto dove la spensieratezza degli automobilisti è sempre stata in cima a ogni altra considerazione.
Lei sa che a Palermo esistono molti chilometri di piste ciclabili. Eppure avrà notato che nessun ciclista le percorre mai. I ciclisti ci sono, ma preferiscono restare sulla carreggiata comune. Può darsi che anche questa sia una specializzazione del masochismo di cui sopra. Ma se lei ha provato a percorrere le piste ciclabili di Palermo sa che è preferibile correre il rischio di imboccare un’autostrada contromano, piuttosto.
Cominciamo da quelle fatte costruire dal suo predecessore. Non si sa chi sia stato a idearne la realizzazione. Di sicuro qualcuno che che in vita sua non era mai salito su una bicicletta. Tanto per cominciare sono lastricate con delle assurde mattonelle che producono nel ciclista uno scuotimento continuo e snervante. Bastano poche decine di metri per riscontrare i sintomi più evidenti del morbo di Parkinson. Per scongiurare la malattia, fortunatamente, a ogni incrocio la pista è ostruita da dissuasori metallici, per cui bisogna scendere dal sellino e districare la bici. I dissuasori sono stati messi per ovviare all’attitudine dei colleghi ciclomotoristi che si infilano dappertutto. Il risultato è che, percorrendo le piste ciclabili di Palermo, ogni venti o trenta metri è previsto che ci si fermi e si scenda dalla bicicletta.
In teoria, sebbene sincopato, il tracciato delle piste consentirebbe di arrivare fino a Mondello, ma si interrompe proprio nel parco della Favorita, dove andare in bicicletta sarebbe più piacevole – di sicuro più naturale. Invece niente: la pista riprende nella cosiddetta discesa di Valdesi, ma è resa impraticabile da buche, dossi, fondo sconnesso, cassonetti, rami assassini, discariche di rifiuti e macchine parcheggiate sulla base di quello spontaneismo che ha reso famosi nel mondo gli automobilisti di Palermo. Anche qui si è portati a preferire la carreggiata comune come il minore dei mali.
Potrei continuare a lungo nella descrizione del calvario che tocca ogni giorno ai ciclisti palermitani di buona volontà. Ma forse è arrivato il momento di spiegarle perché ho deciso di scriverle queste cose proprio ora.
La notizia è di qualche giorno fa. Il Comune di Palermo ha trovato modo di movimentare una vagonata di euro, e li ha destinati all’allestimento di quattro grandi parcheggi in zone nevralgiche della città. A prima vista sarebbe una buona notizia, se è vero che la cronica mancanza di parcheggi viene avvertita dalla maggioranza rumorosa dei cittadini come uno dei problemi più angoscianti della città. Eppure, come lei sa, nelle città più avanzate non si costruiscono più parcheggi, perché i parcheggi favoriscono l’uso delle automobili, e la direzione della civiltà urbana è del tutto opposta: eliminare le automobili dal centro. Non che i palermitani si siano mai rassegnati a pagare per il parcheggio, ma magari a forza di costruirgliene sotto il naso alla lunga si rassegneranno a farlo. Per sua natura i siciliani disprezzano i beni pubblici, e questo vale anche per i parcheggi, persino quelli affidati in gestione a privati. Nell’ottica comune è sempre meglio lasciare la mancia a un posteggiatore abusivo, riconosciuto rappresentante dell’autentica iniziativa privata.
In ogni caso, anche a Palermo funziona l’equazione: più parcheggi, più automobili. È sicuro che un provvedimento del genere sia coerente con l’idea della Palermo futura per cui noi tutti l’abbiamo votata? Secondo me, no.
O altrimenti: troviamo altrettanti soldi da destinare alle piste ciclabili. Guardi: non ci sarebbe nemmeno bisogno di costruirne di nuove. Basterebbe ripensare il tracciato di quelle che già esistono e curarne la manutenzione.
Abbia misericordia della nostra perversione di essere ciclisti a Palermo.
Un caro saluto.
Roberto Alajmo

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Roberto Alajmo | 02/12/2012

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