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REMIX: L'ARTE DI ANDARE A CAPO

Questo fanno i poeti: arredano lo spazio con le loro parole. Ogni a capo è una sottolineatura, e anche un modo per diluire il proprio pensiero arricchendolo di silenzio.
Se tu adesso decidessi di lasciare due righe vuote, così, a capocchia:


il lettore si chiederebbe perché.
Di fronte a una pagina fitta di righe, il vuoto attrae, diventa una vertigine a cui è impossibile sottrarsi. Ogni vuoto tipografico, ogni salto di riga, ogni a capo è una specie di ricatto nei confronti di chi legge.
Il discorso sottinteso è: il sottoscritto va a capo, ergo è un poeta. Tu che leggi devi saperlo a priori, prima di esprimere qualsiasi giudizio. Regolati di conseguenza.
Lasciando perdere i cretini conclamati che se lo fanno scrivere sul biglietto da visita, già lasciar credere di essere poeta è un ricatto estetico. Vuol dire collocarsi su un piedistallo e implicitamente invitare chi legge a mostrarsi reverente. Poeta è una persona dalla sensibilità superiore. Non capirlo vuol dire condannarsi all’insensibilità. Vuoi tu essere una persona insensibile? Fai pure, peggio per te.
Il ricatto non consiste nella poesia in sé, ma nella Poesia autonominata. Ossia la presunzione di ergersi a esponente di un’estetica assoluta, onnicomprensiva, troppo vasta per risultare misurabile col metro dei comuni mortali.

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Roberto Alajmo | 16/04/2016

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