SE-BEN-RICORDATE,-LA-PORTICINA-DI-TRUMAN-ERA-COLLOCATA-ABBASTANZA-IN-ALTO

In certi momenti ho l’impressione che non ci crediamo fino in fondo.
Questo che sta succedendo, in certi momenti, è come se avvenisse in una dimensione diversa, che non può riguardarci veramente. Che non può riguardare proprio noi. Forse c’entra l’inconscia convinzione di immortalità che abbiamo coltivato fino a poco tempo fa, e che ancora stenta a farsi da parte.
Di sicuro questa sensazione di straniamento non sussiste per chi lavora in ospedale, o che per diversi motivi può uscire da casa e verificare le strade veramente vuote, con la vita che veramente si è fermata dappertutto – come dice la tv.
Ma nella segregazione delle nostre case forse stentiamo a credere a quel che vediamo sugli schermi. Si sa che c’è poco da fidarsi. Anche il Papa da solo nell’immensità di piazza San Pietro, suvvia: fa troppo kolossal americano per essere autentico.
Il passaggio successivo potrebbe essere, dopo ancora un po’ di tempo a rosolare in questo limbo, un ribellismo diffuso fondato sulla convinzione che, se tutto è una finzione, la segregazione è solo un abuso di potere. Un Truman Show esteso all’intera popolazione mondiale.
Quindi usciremo di casa e arriveremo all’estremo limite dell’immenso set e apriremo la porticina come fa Truman nell’ultima scena, nella convinzione di uscire dalla finzione.
Ecco: allora veramente precipiteremo giù.



Roberto Alajmo | 30/03/2020 | Letto [1521] volte

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