"Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare,
che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare,
che io possa avere soprattutto lintelligenza di saperle distinguere.
"
(Tommaso Moro)
Esiste un sentimento complicato da spiegare, e prima ancora da ammettere. In italiano non esiste la parola per definirlo e invece, coi tempi che corrono, bisognerebbe trovarla. Chiamiamolo vergogna per conto terzi. Nella lingua tedesca, così bella per come sa sintetizzare quattro parole in una, la parola esiste: fremdschämen. In pratica, quando ti accolli la vergogna che a stretto rigor di logica non spetterebbe a te, ma tu sai che in fondo in fondo sì: un po è anche colpa tua.
Succede, per esempio, quando tuo figlio fa una cazzata che tracima dalla cerchia familiare, fino alla dimensione pubblica, e in quanto genitore ti senti responsabile.
Oppure quando ti innamori di una persona che dimostra di non essere allaltezza, e stenti ad ammetterlo, e intanto che elabori una exit strategy ti fai carico di fronte agli amici della vergogna che quella persona non è in condizioni di provare.
Oppure ancora: quando hai votato e sostenuto un candidato politico in cui credevi, e che sul lungo periodo si dimostra un cialtrone. E non puoi ammetterlo, quindi preferisci addossarti una percentuale del pudore che lui non è in condizioni di provare. Ti vergogni per lui, ma in fondo è di te che dovresti vergognarti.