I-LUOGHI-OSCURI-MIEI

...Per tutti quelli che scrivono - e non solo per quelli che scrivono, sempre - c’è una storia che aspetta di essere raccontata. La storia. Quella attorno a cui ciascuno gira attorno anche per anni fingendo di fare altro per tenere esercitato il mestiere di scrivere. Una storia come quella raccontata da James Ellroy ne "I miei luoghi oscuri", la ferita emotiva attorno alla quale lui stesso aveva circumnavigato per gran parte della sua carriera di scrittore, raccontando altre storie spesso simili e collaterali. "Dalia Nera", e non solo: racconti che nella loro reiterazione rischiavano di sembrare manierati, stereotipati, persino morbosi. Perché non erano mai quella storia. Non erano veramente i suoi luoghi oscuri, la vicenda con cui tutta la sua carriera era in rotta di collisione. Tanto che poi, sputato il rospo, non è mai tornato a quei livelli. È la sorte di molti scrittori: un grande libro, il libro che dovevano scrivere, e poi un lento declino.
Un po’ è anche per questo timore che la storia più mia ancora non l’ho scritta: per timore di perdere il pungiglione lasciandolo nella carne viva e poi non poter pungere più, come le api, che colpiscono e muoiono perché volando via lasciano dentro la carne della vittima il loro pungiglione seghettato, strappandosi via una parte dell'addome e degli organi interni. Dovendo pungere converrebbe semmai essere come le vespe, che possiedono un pungiglione liscio e dopo aver punto lo estraggono senza procurarsi traumi, andando felici e furibonde a fare danni altrove.



Roberto Alajmo | 28/03/2018 | Letto [2110] volte

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