"Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare,
che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare,
che io possa avere soprattutto lintelligenza di saperle distinguere.
"
(Tommaso Moro)
A me piace Gomorra, la serie televisiva. A parte la fastidiosa controindicazione di parlare una specie di dialetto napoletano nelle due ore successive alla visione di ogni puntata, le vicissitudini di Ciru' e Genna' mi sembrano fra le cose più appassionanti che la televisione italiana abbia mai prodotto.
Detto questo, ogni volta che mi lascio prendere da qualche puntata, scatta una specie di senso di colpa perché questa rappresentazione del Male assoluto (in pratica non c'è nemmeno un personaggio positivo) nel cervello di una persona eticamente poco attrezzata potrebbe esercitare una fascinazione.
Una vecchia questione - il Don Giovanni di Mozart è un elogio della dissolutezza? - che nel mio foro personale ho disinnescato con una constatazione che discende da Nietzsche: bisogna avere il coraggio di guardare dentro l'abisso, per essere sicuri di saper resistere alla vertigine.