SFORZARSI-DI-FAR-FINTA-DI-NIENTE

Una fotonotizia a margine dell'attentato di Stoccolma: la tour Eiffel a Parigi spenta in segno di solidarietà. Nulla di più innocente, in apparenza.
Eppure forse dietro reazioni del genere si nasconde un'insidia.
In questa fase del terrorismo internazionale, quando a colpire sono più o meno singoli individui più o meno estemporaneamente indottrinati, la risonanza conferita a ogni evento rischia di fare da moltiplicatore. Centinaia, forse migliaia di persone in tutto il mondo in questo momento stanno pensando che è possibile dare un senso alla propria esistenza semplicemente rubando un camion e giocando a bowling con le vite umane.
Qualsiasi povero sfigato emarginato, è potenzialmente in grado di riempire di sé giornali e telegiornali in tutto il mondo, addirittura di fare spegnere la Tour Eiffel. Noi immaginiamo: in solidarietà delle vittime. Lui immagina: in mio onore.
Come si reagisce, allora? Forse sforzandosi di evitare la risonanza che questi attentati stanno avendo. Cercando di non dare a queste persone la soddisfazione di modificare la nostra vita per paura della loro follia.
Stoccolma non è un incidente stradale con quattro vittime. Ma bisogna fingere di credere che lo sia.
Nascondere la paura, simulare una routine.
Non indifferenza, né assuefazione. Ma la migliore imitazione di questi due sentimenti, per scoraggiare l'esibizionismo omicida.
Magari è poco e non serve a tacitare la nostra coscienza. Ma vale almeno fin quando non si troverà un metodo migliore.



Roberto Alajmo | 09/04/2017 | Letto [2632] volte

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