EPIFANIA-DI-EVTUŠENKO

Verso la fine degli anni Settanta, assieme ad alcuni amici andavamo sempre alla serata di gala del premio Mondello. Vorrei poter dire che eravamo diciassettenni affamati di cultura, ma la verità è che eravamo diciassettenni affamati e basta: puntavamo direttamente al buffet. Giagià, il figlio del giudice Lentini, fondatore del premio, ci procurava gli inviti forse proprio per sabotare la serata paterna.
Un anno lo davano a Evtušenko. Io lo sapevo perché sentivo il dovere di prepararmi un minimo, nel caso all'ingresso ci avessero fatto domande.
Proprio davanti all'hotel Palace, ci si parò di fronte lui, Evgenij Evtušenko in persona. Già dalla camminata euforica si capiva che era ubriaco. Trovandomelo davanti, mi sembrò spiritoso apostrofarlo:
- Lei è il grande poeta!
E sottintendevo:
- (Guarda come si riducono certe volte, i grandi poeti).
Lui rilanciò sul piano dell'entusiasmo, addirittura abbracciandomi, parlando in un italiano almeno efficace:
- Io non sono un poeta! Tu sei un poeta!
Molti anni dopo - cominciando a scrivere libri, se non poesie, e vincendo a mia volta il Premio Mondello - mi sono cullato all'idea che quell'abbraccio si configurasse come una specie di strampalata investitura.
Era, più probabilmente, una semplice stronzata.
Ma in ogni caso, adesso che Evtušenko è morto, un po' mi dispiace.



Roberto Alajmo | 03/04/2017 | Letto [2227] volte

Clicca per stampare Clicca per stampare
< TORNA AL FORUM